di Maria Romano – Il rilancio del Sud dovrebbe essere un obiettivo primario per il governo Monti. Situazioni analoghe a quelle dell’Italia meridionale si sono verificate in passato anche in altre parti del mondo. Di questo e di molto altro ha parlato l’onorevole Aurelio Misiti, capogruppo della componente Grande Sud sul decreto Fornero.
Onorevole, qual e’ il rapporto fra Grande Sud e il governo Monti?
In generale Grande Sud ha sempre votato la fiducia al governo, anche se qualche volta i decreti approvati non sono risultati molto convincenti. Si e’ sempre trattato di provvedimenti difensivi derivanti dalla politica aggressiva e rigorista emanata dalla trojka: Ue, Bce, Fmi. Purtroppo anche nel caso di un provvedimento così cruciale come questo relativo al lavoro il parlamento italiano si e’ dovuto adeguare ai tempi e ai contenuti dettati dall’Europa, dalla Banca centrale e dal Fondo monetario internazionale.
Come mai la Germania ha risolto i problemi ereditati dal territorio dell’est senza subire alcun crollo del prodotto interno lordo negli ultimi venti anni, mentre l’italia non si decide a superare con decisione la differenza economica fra nord e sud?
Il governo dovrebbe sapere che il problema italiano del 2012 e’ molto simile a quello tedesco del ‘90: il Sud Italia e la Ddr tedesca hanno avuto e in grande misura continuano ad avere, specialmente la parte italiana, una grande difficolta’ occupazionale e di sviluppo. Qualunque provvedimento tedesco sul lavoro dal 1990 in poi ha puntato sostanzialmente sulla rinascita della Germania dell’est; l’Italia ancora non ha compreso fino in fondo che il suo sviluppo dipende da quello del suo mezzogiorno.
E’ mai possibile che un territorio come quello meridionale che produce un Pil pro capite di poco inferiore a quello del Messico, a quello della Turchia ed altri paesi in via di sviluppo, che crescono a tassi vicini alle due cifre, non venga considerato come la piu’ grande risorsa da cui si puo’ attingere?
Purtroppo in questi venti anni i governi italiani, compreso l’attuale, hanno seguito una strada che non ha portato ad alcun risultato concreto. Dopo la fine della cassa per il mezzogiorno non si e’ avuta alcuna attenzione finalizzata al superamento del gap tra nord e sud. Il superamento puo’ avvenire: non certo con il taglio lineare delle risorse, delle forze dell’ordine, della magistratura, delle caserme e dei tribunali, che, invece, dovrebbero aumentare di numero e di qualita’; non certo con un provvedimento sul lavoro che nella sostanza riguarda il resto d’Italia, ma attuando una nuova politica economica nel paese, che favorisca l’arrivo di capitali internazionali e italiani. Le imprese e i capitali italiani non debbono essere costretti ad emigrare in Croazia, Romania, Albania o Turchia, ma devono essere attirati dalle condizioni favorevoli del sud, in termini di ridotta burocrazia e di contratti regionali integrativi. In altre parole, va superato il vecchio contratto nazionale di lavoro mantenendo tale solo la parte giuridica, mentre per quella economica vanno tenuti presenti tutti gli elementi sociali dei territori, e comporterebbero cosi’ una drastica riduzione dei costi delle imprese rispetto a quelle operative nel centro-nord dell’Italia.