Gazzetta del Sud 3 aprile 2012
Guido Crosetto, deputato del Pdl, ha paura di venire in Calabria
Dure reazioni alla sortita del deputato, “Crosetto ci offende e mette sott’accusa la classe dirigente Pdl”
CATANZARO. Era prevedibile che le dichiarazioni di Guido Crosetto, deputato del Pdl ed ex sottosegretario alla Difesa, suscitassero una levata di scudi. A Crosetto, che nel corso di una trasmissione televisiva ha detto di non voler mettere piede in Calabria nel timore di essere accostato a personaggi in odore di ‘ndrangheta, risponde il governatore Giuseppe Scopelliti, facendo notare che «Crosetto non conosce la Calabria, lo ammette lui stesso evidenziando il rifiuto a voler scendere al Sud. Lo fa da piemontese abituato al benessere della sua regione. Sarebbe meglio invece che facesse un viaggio nel Mezzogiorno per capire quanto sia difficile il ruolo degli amministratori locali, anche del suo partito, che ogni giorno cercano di costruire una Calabria diversa. Scoprirà che la stragrande maggioranza dei cittadini sono persone oneste che si guadagnano da vivere con dignità; che da noi esistono ancora cultura dell’accoglienza e calore umano e che purtroppo una piccolissima minoranza tende a screditare la regione. Lo invito – conclude Scopelliti – a venire in Calabria a rendersi conto della nefandezza che ha detto e per chiedere scusa alla mia terra».
Tra i primi a replicare un altro ex sottosegretario, attuale capogruppo di Grande Sud alla Camera, Aurelio Misiti, calabrese, che dice: «Ho molta stima del collega Crosetto, avendo seguito la sua attività nel governo Berlusconi dove non ha avuto mai peli sulla lingua. E’ per questo che mi ha colpito. Vorrei assicurare Crosetto che, pranzando con me non correrà alcun rischio, in quanto mi ritengo “competitore” di dirigenti del Nord da almeno 40 anni senza mai un incidente di cui vergognarsi. Come me, in dura competizione con qualche migliaio di acclarati delinquenti, ci sono in Calabria due milioni di cittadini, anche politici, normali, molti dei quali più generosi e, perché no, più capaci rispetto a tanti altri».