Misiti contro de Magistris

Ancora una volta il deputato europeo Luigi de Magistris ha perso l’occasione di tacere sul Presidente della Repubblica. Verrebbe in mente di dire: ci è o ci fa? Si suppone che un ex pubblico ministero conosca bene la Costituzione italiana, invece insiste su concetti del tutto estranei alla Carta. Ma come si può affermare che Napolitano non sia un Presidente di garanzia?
De Magistris in una intervista a “Pocket” critica una improbabile frase di Napolitano riportata dalla stampa. L’articolo 74 della Costituzione recita: “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione”. Secondo il collega de Magistris il Presidente Napolitano dovrebbe respingere quasi tutte le le leggi con la motivazione che il messaggio alle Camere ha un grande valore anche mediatico.
Cioè il Presidente da super partes dovrebbe trasformarsi in uomo politico.
Si stenta a credere che un politico così inesperto come l’europarlamentare possa essere frutto di generazioni di magistrati.

Aurelio Misiti, parlamentare

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Osservatorio del 3 maggio 2010

GLI AVVENIMENTI POLITICI DI OGGI IN ITALIA: LA NOVITA’ SICILIA

 Se ci domandassimo qual è l’avvenimento politico più importante degli ultimi tre giorni, dovremmo decidere su almeno quattro titoli: i guai del ministro Scajola, la battaglia fratricida tra gli ex di Alleanza Nazionale, il gesto di orgoglio del segretario Bersani ad Anno Zero, il “ribaltone” di Lombardo in Sicilia. Noi scegliamo quest’ultimo.

Il governatore Raffaele Lombardo, nonostante gli attacchi espliciti e non del Cavaliere, sta caparbiamente percorrendo la nuova via che può essere contagiosa specialmente nelle regioni del Mezzogiorno. L’azione di Lombardo è stata a lungo da tutti sottovalutata, sino al voto sulla finanziaria regionale dell’altro giorno. Quel voto ha determinato di fatto la nascita di una nuova maggioranza politica in Sicilia che comprende il Partito Democratico, il quale dall’esterno dell’Esecutivo si è fatto carico dei gravi problemi della regione più estesa d’Italia, depauperata, come il resto del Sud, delle risorse proprie per aiutare regioni ben più ricche del Nord.

È la crisi spaventosa economica e sociale del Sud che ha determinato la nuova situazione politica siciliana e non gli intrighi di palazzo, come vorrebbero far credere gli uomini del presidente del Consiglio. Hanno avuto certo la loro importanza i continui attacchi del centrodestra al Movimento per l’Autonomia di Lombardo, a cui il PdL ha sottratto quattro deputati e un sottosegretario, come pure l’iniziativa parlamentare di limitare i poteri del governatore siciliano.

Sta di fatto però che Lombardo e dirigenti siciliani del PD come Lumia e Cracolici hanno avuto il coraggio di avviare un percorso innovativo della politica siciliana, che potrebbe essere imitato non solo al Sud ma anche a Roma, vista la bramosia di potere che sempre più dimostrano il PdL ufficiale e soprattutto la Lega nord. A proposito, Bossi non solo non farà il tifo per la nazionale in Sud Africa, ma non parteciperà nemmeno alla festa per l’Unità d’Italia.

 LA SFORTUNA DI OBAMA

 Alla crisi economica mondiale provocata dagli intriganti boss di Wall Street, all’eredità guerrigliera di Bush, altri guai si sono aggiunti nei giorni scorsi per il presidente americano: la nuova minaccia terroristica nel cuore dell’America e la sciagura terribile del Golfo del Messico con la rottura della piattaforma petrolifera della BP.

Come avvenne per l’uragano Katrina, la grande potenza americana che ha lasciato sempre alle multinazionali private di garantire la sicurezza dei cittadini, è risultata impreparata. Non si può affidare però la sicurezza mondiale alle grandi compagnie internazionali private.

L’era dei pozzi sottomarini andava affrontata con tutte le garanzie previdenziali, e invece oggi ascoltiamo la BP dire: non sappiamo che fare.

È chiaro ormai a tutti che prevenire queste sciagure è possibile se ad essere protagonisti saranno gli Stati che devono avere a cuore la sicurezza dei popoli. Con gli idrocarburi i privati forniscono energia senza controlli pubblici, e questo può avere effetti deleteri sulla nostra salute.

È tempo di pensare seriamente al superamento del motore a scoppio e di guardare con più attenzione all’energia del nucleo atomico, che è infinitamente più grande e, se garantita dalle tecnologie più avanzate, può diventare l’unica energia veramente pulita, il cui costo sarà alla portata anche dei paesi poveri, che si potrebbero affrancare così dalla schiavitù delle multinazionali.

Oggi la sicurezza dell’energia atomica è gestita dagli Stati attraverso organismi sovranazionali. Quella dell’energia petrolifera è tutta nelle mani delle grandi sorelle, inquinatrici del mondo.

L’Alaska, l’Australia ed ora il Golfo del Messico insegnano all’umanità che nessun abitante del pianeta è al sicuro finché si continuerà così.

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Dopo Locri, Rosarno: il primo maggio si sposta in Calabria

La delegazione dell’associazione politico-culturale ProCalabria, guidata dall’on. Aurelio Misiti del Gruppo misto della Camera, ha partecipato alla manifestazione del primo maggio a Rosarno, dove Epifani, Bonanni e Angeletti hanno tenuto il comizio principale della festa dei lavoratori così come è stato nel 2006, dopo l’assassinio di Francesco Fortugno.
Nei giorni scorsi abbiamo messo in guardia i dirigenti sindacali sul possibile significato negativo che avrebbe potuto assumere una siffatta manifestazione se fosse stata vista soltanto come un’azione simbolica riparatrice degli incresciosi avvenimenti verificatisi  nel gennaio scorso.
Il primo maggio a Rosarno di Cgil, Cisl e Uil non ha corso questo rischio ed ha acquistato invece un significato simbolico ma anche di proposta verso il Governo del Paese.  Epifani infatti ha chiesto con forza un piano per l’occupazione, mentre Bonanni e Angeletti hanno trattato altre importanti questioni.
Vanno fatte però due riflessioni: la prima riguarda il tipo di partecipazione. Abbiamo notato l’assenza dei lavoratori e disoccupati della Piana mentre hanno prevalso le presenze di delegazioni sindacali e associative. La seconda riflessione, legata alla prima, riguarda i contenuti dei discorsi del sindacato. A noi è sembrato infatti che in quei discorsi ci fosse una evidente carenza di proposte relative allo sviluppo del Mezzogiorno. Come ci può essere infatti un piano occupazionale se non si hanno concrete indicazioni sul come, cosa, dove questi lavoratori dovrebbero essere occupati? In quali settori: i servizi, il terziario, la nuova economia, la logistica, le attività portuali? Eppure la manifestazione si è tenuta a piazza Valarioti di Rosarno, cioè a meno di dieci chilometri dal più grande porto di transhipment del Mediterraneo, che vive gli effetti dirompenti della crisi economica mondiale.
Più in generale c’è da domandarsi se i partiti nazionali, di centrosinistra e di centrodestra, i sindacati, hanno elaborato proposte credibili per il Mezzogiorno, per la Calabria e per la piana di Gioia Tauro. A nostro parere non si sono evidenziate soluzioni dei problemi per le abitazioni civili per gli immigrati e per i lavoratori italiani senza tetto; non ci sono proposte di come in agricoltura si possano risolvere i problemi dei piccoli proprietari della terra, i quali sono le prime vittime della crisi economica generale e anche della situazione di illegalità che imperversa nel nostro territorio.
Le forze dell’ordine e la magistratura, proprio in questa ultima settimana, hanno svolto compiti assolutamente importanti e significativi, arrestando decine di piccoli, medi e grossi personaggi legati alle cosche. Ma evidentemente l’illegalità diffusa ha radici profonde e anche su questo è necessaria un’azione coordinata delle forze sociali e delle forze politiche meridionali per smantellare definitivamente il malaffare.
È con questo spirito e con queste riflessioni che ProCalabria inviterà tutti gli amici nel Parlamento e nei governi, ad ogni livello, nei sindacati, nei partiti e nelle associazioni, a lavorare per la fine dell’assistenzialismo e per l’avvio di una nuova fase i cui protagonisti non possono che essere i giovani calabresi, gli amministratori locali, gli intellettuali, i ricercatori delle nostre università, i quali vanno sostenuti per rimanere e per attirare con le loro “gesta” anche quei cervelli che hanno lasciato il nostro territorio.

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Osservatorio del 30 aprile 2010

BUONE NOTIZIE PER LA “GRANDE” COSENZA

 L’ordine del giorno presentato dal consigliere comunale del Partito Democratico Eugenio De Rango, che contiene la proposta di unificare le città di Cosenza, Castrolibero e Rende in un unico grande centro urbano, ha l’appoggio convinto di tutti coloro che hanno a cuore l’avvenire della regione.

ProCalabria, già durante i recenti dibattiti politico-elettorali, ha preconizzato la formazione di tre grandi aree urbane intorno a Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, come poli specializzati per attirare consistenti investimenti finalizzati alla rinascita della regione. Se poi a questi obiettivi si accompagnano proposte di rinnovamento come può essere quella, riportata da “il Quotidiano”, di indicare il giovane sindaco di Castrolibero e presidente del Consiglio provinciale Orlandino Greco a futuro sindaco della grande Cosenza, non possiamo che essere ottimisti.

Ci siamo battuti e continueremo a batterci per la grande Area Metropolitana dello Stretto, per quella di Catanzaro – Lamezia come “capitale”; saremo anche accanto a coloro, come Orlandino Greco, per realizzare presto il sogno della grande Cosenza.

Ricordiamo che già l’Accordo di programma del 2002, voluto dall’allora assessore ai lavori pubblici Aurelio Misiti e dai sindaci Giacomo Mancini e Sandro Principe, prevedeva la metropolitana di superficie, oggi in via di realizzazione, che cucirà le varie realtà urbane della futura grande Cosenza.

Le iniziative come quella del consigliere comunale De Rango e la previsione di impegnare un validissimo giovane amministratore come Greco, dimostrano che la Calabria, così come ha fatto per Lamezia Terme, è capace ancora di sollevarsi dal vetusto localismo e pensare in grande.

 LA “POPOLARITA’” DEI MALAVITOSI

 Grande preoccupazione ha destato l’episodio, amplificato alla grande dai media, degli applausi al pluripregiudicato Giovanni Tegano, nella opinione pubblica e negli stessi organi dello Stato.

Il procuratore Pignatone, mortificato da quei gesti, ha ringraziato i reggini per la solidarietà manifestata alla magistratura, mentre il presidente Scopelliti dice che la buona amministrazione sconfiggerà la malavita organizzata. Numerosissime altre personalità hanno parlato preoccupate dal significato che può avere un simile episodio. Purtroppo la stessa cosa si è verificata in questi giorni in Sicilia, all’apparire fuori dal carcere di un ergastolano mafioso.

Noi credevamo che solo nella periferia degradata napoletana potessero verificarsi questi fatti incresciosi, ma evidentemente l’animus del cosiddetto popolino va in quella direzione in mancanza di altro a cui aggrapparsi.

Attenzione presidente Scopelliti, non erano solo parenti e familiari quelli che applaudivano ma solo quelli più intimi ai malavitosi, che possono solo essere alcuni tra i più interessati, che si espongono. Sono solo la punta dell’iceberg.

In una zona del Paese, il Sud, dove agli occhi dei cittadini lo Stato c’è solo per reprimere e meno, ad esempio, per risolvere i gravi problemi sociali come quelli del lavoro e della salute, le mancate risposte in questi campi, la disoccupazione ed emigrazione forzata dei migliori cervelli – Svimez parla di trentamila ogni anno – costituiscono evidentemente un terreno fertile per quelle bande di criminali che, spesso in doppio petto, offrono possibilità e occasioni di lavoro che la buona e pulita società non può dare.

Sconfiggere la ‘ndrangheta non è facile proprio per questo e quindi non è un compito solo di buona amministrazione, anche se questa è una condizione necessaria, ma ci vuole l’impegno generale, politico e istituzionale, del Paese intero per eliminare le ragioni dell’esistenza di queste organizzazioni.

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Osservatorio del 29 aprile 2010

APPELLO DI PROCALABRIA PER IL PRIMO MAGGIO A ROSARNO

Rosarno, cittadina della piana di Gioia Tauro, porta con sé tutte le contraddizioni della Calabria. Abbiamo provato grande tristezza nell’assistere agli scontri tra gli abitanti rosarnesi e i poverissimi extra comunitari. Per anni ci eravamo illusi di poter trovare un modo per accogliere tutti quei disperati e consentire loro una vita decente, fondata sul proprio lavoro. Pochi sono riusciti nell’intento e invece molti hanno subìto tutti gli effetti di una condizione di vita e di lavoro subumana.

Rosarno in passato ha vissuto le lotte contadine e bracciantili della Piana, che hanno avuto come emblema il martire Valerioti, che insieme ad altri volenterosi tentava il cooperativismo agricolo, purtroppo soffocato nel sangue.

La stessa Rosarno è però il contenitore delle “famiglie” Pesce e Bellocco, che disonorano quella cittadina. Ma le forze dell’ordine, proprio oggi, hanno assicurato alla giustizia gli affiliati delle cosche. Un giorno di gloria per la magistratura e le forze di polizia, a cui vanno tutti i nostri complimenti.

I Pesce sono tutti in galera. Ma ci resteranno? Se lo domandano i cittadini onesti e se lo augurano. Ma Rosarno è stata scelta pure per celebrare la festa dei lavoratori. Un nuovo raggio di sole, chiaro e benefico; luci e ombre quindi si susseguono, come quelle che insistono sulla nostra regione.

Ma noi, guardando i manifesti nei pressi del Parlamento, ci siamo commossi: Rosarno a caratteri cubitali sui muri romani per il primo maggio. Non è mai accaduto e ciò va a merito dei sindacati confederali, che hanno voluto mandare un messaggio di speranza a tutto il Mezzogiorno d’Italia.

ProCalabria pertanto fa appello ai cittadini affinché partecipino alla manifestazione, perché si tratta della vittoria del bene sul male, proprio nella piazza dedicata al martire Valerioti.

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PRIMO MAGGIO: MISITI, A ROSARNO OCCASIONE RISCATTO POSITIVO

(ANSA) – CATANZARO, 28 APR – ‘Noi di ProCalabria, anche a rischio di essere considerati utopisti, insistiamo nel vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Non riusciamo a pensare infatti che la scelta di Epifani, Bonanni e Angeletti di celebrare il primo maggio 2010 a Rosarno sia solo un atto emblematico e riparatorio di un episodio ritenuto intriso di razzismo’. E’ quanto afferma, in una nota, il deputato Aurelio Misiti, presidente dell’associazione ProCalabria.
‘Sanno bene i dirigenti sindacali – prosegue Misiti – che Rosarno e’ un luogo dove sono state combattute durissime battaglie democratiche contro la malavita organizzata, non solo dagli ex braccianti agricoli ma anche dai medi e piccoli proprietari delle terre. Basti ricordare la vicenda drammatica della cooperativa agricola ‘La Rinascita’, il cui responsabile Giuseppe Valarioti ha pagato con la vita il suo impegno e la sua testimonianza. Ricordiamo pure con orgoglio l’integrazione nella comunita’ rosarnese di decine di famiglie rom e di extracomunitari, che contribuiscono tuttora con il proprio lavoro alla vita sociale della comunita”.
‘Le lotte bracciantili degli anni cinquanta e sessanta – sostiene ancora Misiti – sono state sempre sostenute prima da amministratori locali Dc e Psi e poi dalle giunte guidate dal Partito comunista italiano. A Rosarno si sono distinti e formati uomini politici importanti del Psi, del Pci e della Dc, con sindaci sempre vicini alle classi piu’ deboli. Negli ultimi anni l’evoluzione della societa’ civile ha portato ad un allentamento della tensione e della opposizione alle cosche; sono scomparsi i partiti tradizionali con l’emersione di nuove forze politiche senza ideologia e senza cultura democratica. Cio’ ha favorito quelle forme di razzismo che pure si sono verificate in vari episodi’.
‘Il primo maggio 2010, dopo la notorieta’ negativa degli scontri razziali – conclude Misiti – riportera’ Rosarno in un quadro invece positivo che dovra’ incentivare quelle forze democratiche che pure ci sono nelle popolazioni della piana di Rosarno, per isolare tutte quelle forze reazionarie e collusive con il malaffare. ProCalabria invita i cittadini calabresi a recarsi a Rosarno per affermare l’integrazione dei diversi e la liberta’ di tutti’. (ANSA).

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SANITA’: MISITI, PATTO DI STABILITA’ VA SOSPESO

SANITA’: MISITI, PATTO DI STABILITA’ VA SOSPESO 
(AGI) – Catanzaro, 27 apr. – “Il sindaco di Roma Alemanno, per il piano regolatore, ha mobilitato architetti e ingegneri di colore politico anche opposto al suo, come Fuksas, Piano e Portoghesi. Il neopresidente della Calabria deve resistere alle pressioni delle lobbies locali e chiamare al capezzale della sanita’ uomini esperti, che hanno mostrato altrove la propria maestria. Senza guardare a simpatie politiche ci sono nomi di illustrissimi professori: Cordiano a Verona, Cognetti all’Istituto Superiore di Sanita’, Romeo a Tor Vergata e chissa’ quanti altri”. Ad esprimersi in questi termini e’ Aurelio misiti, deputato, presidente del movimento Pro Calabria, che aggiunge: “Il problema della sanita’ calabrese infatti non e’ quantitativo ma qualitativo. Lo abbiamo detto a Loiero e lo ribadiamo al nuovo presidente. Fino ad oggi – prosegue – i trasferimenti pro capite dello Stato alla nostra regione registrano una differenza in meno di circa duecento euro annuali rispetto alla media nazionale, dovuta all’emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi. Per superare questo stato di cose non basta la buona contabilita’, ma occorre munirsi di strutture sanitarie pubbliche che operino al piu’ alto livello qualitativo. Se cio’ avvenisse i trasferimenti dei fondi alla Calabria sarebbero congrui e porterebbero i conti in attivo. Questo sara’ possibile solo se si potra’ investire in strutture e servizi; ma non si puo’ perche’ vige il patto di stabilita’. E allora la richiesta che Scopelliti deve fare al Governo non e’ il commissariamento ma la sospensione del patto di stabilita’ per quanto riguarda gli investimenti nella sanita’. Solo cosi’ – concludere – si puo’ affermare una efficace politica della salute nella nostra regione”. (AGI) Adv 271041

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Osservatorio del 27 aprile 2010

OPERAZIONE MIGRANTES: CREAZZO O MARONI?

L’operazione migrantes, promossa e coordinata dal procuratore di Palmi dott. Creazzo e condotta dalle forze dell’ordine a Rosarno, è assai significativa e nello stesso tempo simbolica. Sono stati assicurati alla giustizia uomini privi di scrupoli, italiani e stranieri, che da anni operano in un luogo dove mancano regole chiare e con l’economia agricola locale – basata quasi solo sugli agrumi – in piena crisi.

Non tutti quelli che esternano soddisfazione in questi giorni sanno che il prezzo delle arance al chilogrammo, pagato al produttore, ha oscillato tra settembre e febbraio dai 3 ai 5 centesimi di euro. Ciò vuol dire che, per guadagnarsi il salario e il “pizzo” al caporale, cioè 20 e 5 euro, l’immigrato deve raccogliere dall’albero un quantitativo che va da 500 a 700 chilogrammi di arance al giorno. Ne deriva un orario di lavoro assurdo, imposto ad un uomo del tutto indifeso dalla nostra società. E parliamo solo di immigrati perché i calabresi disoccupati, (spesso con il diploma) rifiutano sdegnosamente quel tipo di lavoro.

La magistratura inquirente e le forze dell’ordine fanno il loro mestiere, ma la società e cioè il governo, i partiti, i sindacati, fanno il loro? A chi si deve rivolgere l’immigrato regolarizzato per trovare lavoro saltuario? Non ci sono più uffici pubblici accessibili di collocamento, che invece risultarono molti utili contro il caporalato del dopo guerra. Ma ci domandiamo pure: chi difende i contadini, proprietari di uno, due, tre ettari di aranceto, dallo sfruttamento legale a cui sono sottoposti? Si tiene conto che molti di loro rinunciano addirittura alla raccolta?

Il prezzo delle arance pagato al produttore è 30-50 volte minore di quello che pagherà il consumatore. Così il piccolo proprietario guadagna solo se sfrutta in modo inumano l’immigrato, con 15-16 ore di lavoro giornaliero.

I politici e i sindacalisti, oltre a congratularsi con la magistratura, che coordina bene le forze dell’ordine, invece di litigare in merito al ruolo assunto dal Ministro dell’Interno, devono impegnarsi piuttosto per creare le condizioni economiche e di legalità tali da prevenire questa omertosa delinquenza.

Tutti sanno in Calabria che la vera ndrangheta non si occupa più degli spiccioli del capolarato ma punta sugli appalti pubblici e sul commercio nazionale e internazionale di droga e del suo grandissimo business.

La celebrazione nazionale a Rosarno del primo maggio è molto “bella” ma guai se va a cercare la pagliuzza e non vede la trave.

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Calabria, Misiti: Su sanita’ Scopelliti resista a pressioni locali

Calabria, Misiti: Su sanita’ Scopelliti resista a pressioni locali
Roma, 27 APR (Il Velino) – “Il sindaco di Roma Alemanno, per il piano regolatore, ha mobilitato architetti e ingegneri di colore politico anche opposto al suo, come Fuksas, Piano e Portoghesi. Il neopresidente della Calabria deve resistere alle pressioni delle lobbies locali e chiamare al capezzale della sanita’ uomini esperti che hanno mostrato altrove la propria maestria. Senza guardare a simpatie politiche ci sono nomi di illustrissimi professori: Cordiano a Verona, Cognetti all’Istituto superiore di sanita’, Romeo a Tor Vergata e chissa’ quanti altri”. Lo ha detto Aurelio Misiti, deputato dell’Idv, che ha aggiunto: “Il problema della sanita’ calabrese infatti non e’ quantitativo ma qualitativo. Lo abbiamo detto a Loiero e lo ribadiamo al nuovo presidente. Fino ad oggi i trasferimenti pro capite dello Stato alla nostra regione registrano una differenza in meno di circa duecento euro annuali rispetto alla media nazionale, dovuta all’emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi. Per superare questo stato di cose – ha spiegato Misiti – non basta la buona contabilita’, ma occorre munirsi di strutture sanitarie pubbliche che operino al piu’ alto livello qualitativo. Se cio’ avvenisse i trasferimenti dei fondi alla Calabria sarebbero congrui e porterebbero i conti in attivo. Questo sara’ possibile solo se si potra’ investire in strutture e servizi; ma non si puo’ perche’ vige il patto di stabilita’. E allora – ha dichiarato in conclusione – la richiesta che Scopelliti deve fare al governo non e’ il commissariamento ma la sospensione del patto di stabilita’ per quanto riguarda gli investimenti nella sanita’. Solo cosi’ si puo’ affermare una efficace politica della salute nella nostra regione”. (com/gas) 271043 APR 10 NNNN

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Osservatorio del 26 aprile 2010

*SE IL SUD FOSSE FEDERALISTA*

L’assessore e professore Mario Caligiuri ha scritto un buon articolo sul Quotidiano Nazionale intitolato “Se il Sud fosse federalista” a commento del  libro, su cui ritorneremo, di Falasca e Lottieri “Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno”.

La tesi degli autori è che il Sud può diventare la “tigre del Mediterraneo” che trainerà l’Italia nelle perigliose sfide della competizione globale. Il neo assessore, già contestatore accanito della casta dei politici, su cui ha scritto numerosi e apprezzati “pezzi” (speriamo oggi proponga leggi), ritiene che il mezzo per raggiungere l’obiettivo è il buon uso che si riuscirà a fare dei cento miliardi di euro dei fondi strutturali entro il 2013. Egli afferma: “i fondi comunitari sono un volano per lo sviluppo, tutto il resto diventa una conseguenza” e conclude “bisogna volere un po’ più di bene all’Italia. Al Sud come al Nord”.

Non si può che concordare con questi sogni da intellettuale. I fatti però, nudi e crudi, sono indicatori del tutto opposti a questo ottimismo della volontà. La situazione oggettiva dell’Italia di oggi non consente tanto.

Infatti i fondi spesi in infrastrutture, in servizi o in altre attività come quelle turistiche o della finanza, dove produrranno reddito? Le imprese di costruzione sono tutte del centro nord, come pure le banche e le aziende turistiche, per non parlare della grande distribuzione. Il plusvalore creato dal lavoro entra nel flusso diretto verso le Alpi e oltre. D’altra parte il Governo non è padano?

Gli alti dirigenti meridionali, se ci sono, non battono nemmeno un colpo. In questi giorni un bolognese di nome Fini ci ha difeso, ma è stato subito isolato in modo indecoroso.

Tornando all’articolo di Caligiuri, possiamo dire che i fondi strutturali sono importanti, ma per la rinascita è più importante la consapevolezza dei meridionali di potercela fare da soli. Anche i fondi europei sono una opportunità, ma non bastano.

*SANITA’ CALABRESE, SCOPELLITI IMITI ALEMANNO*

Nel Lazio e in Campania la sanità è stata commissariata. Scopelliti lo ha chiesto anche per la Calabria. Abbiamo più volte suggerito, come ProCalabria, di non rinunciare a priori al compito affidato dagli elettori di migliorare la politica della salute. Lo abbiamo detto a Loiero e lo diciamo al nuovo presidente.

Il problema della sanità calabrese non è quantitativo ma qualitativo. Fino ad oggi i trasferimenti pro capite dello Stato alle regioni registrano una differenza in meno di circa duecento euro annuali rispetto alla media nazionale, dovuta all’emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi. Per superare questo stato di cose non basta la buona contabilità, ma occorre munirsi di strutture sanitarie pubbliche che operino al più alto livello qualitativo. Se ciò avvenisse i trasferimenti dei fondi alla Calabria sarebbero congrui e porterebbero i conti in attivo. Ma ciò sarà possibile solo se si potrà investire in strutture e servizi; ma non si può perché vige il patto di stabilità.

E allora la richiesta che va fatta al Governo non è il commissariamento ma la sospensione del patto per quanto riguarda gli investimenti nella sanità. Il neopresidente deve resistere alle pressioni delle lobbies locali e chiamare al capezzale della sanità uomini esperti, che hanno mostrato altrove la propria maestria. Senza guardare a simpatie politiche ci sono nomi di illustrissimi professori: Cordiano a Verona, Cognetti all’Istituto Superiore di Sanità, Romeo a Tor Vergata e chissà quanti altri.

Il sindaco di Roma Alemanno, per il piano regolatore, ha mobilitato architetti e ingegneri di colore politico anche opposto al suo, come Fuksas,Piano e Portoghesi. Scopelliti faccia come lui, la Calabria gli sarà riconoscente.

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