Definitivamente scongiurato il pericolo di perdere il finanziamento di cinque milioni di euro per la realizzazione del Polo Fieristico del Capoluogo. Il Comune di Catanzaro ha incassato un significativo “via libera” dalla Direzione generale del Ministero dello Sviluppo , con l’indicazione del percorso che dovrà essere seguito nelle prossime settimane per giungere ad una positiva conclusione della delicata pratica.
L’ok è arrivato a conclusione di una riunione, svoltasi a Roma, a cui hanno partecipato per il Comune il sindaco Sergio Abramo e il consigliere Domenico Tallini, presente l’on. Aurelio Misiti che da mesi segue nell’interesse della città di Catanzaro l’iter del finanziamento dell’opera.
Il primo cittadino ha incontrato il direttore generale del Ministero, dott. Sappino, e il dirigente ing. Baione. Sono stati definiti i dettagli per il recupero del finanziamento di cinque milioni di euro destinati alla realizzazione dell’importante struttura fieristica.
La Direzione generale ha accolto le proposte dei rappresentanti del Comune. E’ stato quindi concordato il percorso da seguire per sbloccare i fondi. Il Comune, che è l’unico soggetto attuatore dell’opera, dovrà promuovere la convocazione del Tavolo di Concertazione del Patto Territoriale per il pronunciamento definitivo. L’area su cui sorgerà il complesso fieristico dovrà essere immediatamente disponibile e di proprietà pubblica e indicata formalmente con delibera del Consiglio Comunale. Infine, bisognerà approvare, con delibera di Giunta, la progettazione definitiva dell’opera.
Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco Abramo e dal consigliere Tallini per il recupero di un finanziamento che era stato messo seriamente in discussione da alcune scelte operate negli anni passati. Hanno sottolineato il ruolo decisivo svolto dall’on. Aurelio Misiti quale collegamento indispensabile tra l’Amministrazione Comunale e il Ministero dello Sviluppo Economico.
Abramo ha parlato di “tempi strettissimi” per la definizione dell’iter e quindi per la cantierizzazione del Polo Fieristico.
(sd)
Catanzaro: Comune, da Ministero Sviluppo via libera per Polo fieristico
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Misiti (Grande Sud): “Servizi pubblici locali, privatizzare sì ma controllo pubblico. Vero”
PrismaNews
di Alfonso Palumbo Domenica 22 Luglio 2012
Malgrado la Corte Costituzionale abbia dato il ko alla privatizzazione dell’acqua pubblica bocciando altresì l’art. 4 del provvedimento dell’ex-Tremonti, in Italia – e a Roma in specie – continua la polemica su vendita sì-vendita no di Acea.
Fra l’altro, il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214 ha soppresso l’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, trasferendo all’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas “le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici”. Regolazione che si riferisce alla fornitura dei servizi e che mira a dare agli utenti servizi efficienti, con livelli di qualità almeno pari a predefiniti ‘standard minimi’, nel rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del gestore.
Di tuto ciò parliamo con Aurelio Misiti, docente di ingegneria civile e ambientale, autore di oltre cento pubblicazioni di Idraulica, un passato che lo ha visto fra l’altro presidente di Acea e del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e con un presente politico che lo vede capo della colazione Grande Sud-Ppa e vicario del Gruppo Misto della Camera.
E allora: servizi pubblici locali, privatizzare o no? “Privatizzare sì ma a patto che vi sia un controllo pubblico. Vero. Perché è notorio che a volte il pubblico eviti di fare ciò che gli tocca per mandato”.
In tema di acqua, ciò che dovrebbe far preoccupare di più i consumatori cosa dovrebbe essere: la qualità dell’acqua potabile? Le perdite di rete? La mancanza d’acqua nel periodo estivo? “Problemi che a Roma non si registrano… No, nessuno dei tre eventi che lei enuncia. Ciò che in realtà deve far preoccupare sono gli uomini! Perché i problemi tecnici sono risolvibili, mentre quindi si parla di uomini… ovviamente mi riferisco alla generalità dei ruoli svolti, da utenti o da gestori”.
Ok privatizzare ma il referendum del giugno 2011? E comunque: ad Arezzo il privato ha combinato cose irriferibili, a Montecatini pare vi sia stata una sorta di rivolta da parte di molti hotel. Nella cittadina termale l’aumento in bolletta è stato del 120% circa! Mentre in altre zone d’Italia si paga stralciando la voce ‘remunerazione del capitale investito’. “A Montecatini protestano: ma, mi chiedo, lo fanno perché prima non pagavano? Il fatto è che ora pagheranno 1,50 euro a metro cubo mentre prima pagavano 0,50… Chi si lamenta che in Italia l’acqua costa troppo deve invece sapere che da noi si pratica il prezzo più basso in assoluto. Forse occorrerebbe ricordare a qualcuno che 1 metro cubo equivale a 1.000 litri. E pensare che c’è chi spende 1,50 euro – e forse pure di più – per bottigliette di contenuto inferiore al litro!”.
Onorevole, poche settimane fa ho seguito un seminario di AssoAmbiente in cui si parlava di liberalizzazione dei servizi idrici locali. Era presente anche Ermete Realacci (Pd) secondo il quale la scelta relativa privatizzazione sì-no deve essere ponderata caso per caso. Le domando: ma come mai un’azienda privata come Acea stenta a fare investimenti e una pubblica come l’Acquedotto Pugliese no? Non le sembra paradossale? “Palumbo: gli uomini!, torniamo alla mia prima risposta… Realacci ha detto così perché questa è la posizione alla quale è giunto, ma non era la sua di partenza. Occorre in ogni caso intendersi sui concetti: chi è ‘Privato’? Non dobbiamo riferirci alla figura dell’imprenditore che gestisce ma dobbiamo guardare alla gestione nel suo svolgersi… Voglio dire: dobbiamo guardare alla ‘gestione privatistica’ e non alla figura del privato monopolista che, fra l’altro, è pure una scelta stupida”.
Dalla Toscana alla Calabria. ‘Sorical’ possiamo valutarlo un esempio positivo? C’è chi afferma che aveva tentato di coinvolgere un’Azienda francese che però in eredità ha lasciato debiti per milioni di euro… “C’ero io in Calabria alla guida dell’assessorato ai Lavori Pubblici quando si decise di dar vita a Sorical. Era il periodo 2000-2003, prima della Giunta Loiero, e quel bando fu vinto da Enel. Accadde poi che Enel vendette ai francesi di Veolia… Ma il buco di cui parliamo non fu però imputabile a loro bensì ai Comuni che non pagavano! Sorical va in liquidazione a causa della morosità delle Amministrazioni locali che, allora come oggi, dicevano che l’acqua costava troppo, che il prezzo di 1 euro non era sopportabile. Conosco bene i fatti anche perchè AD di Sorical era un mio ex-allievo dell’università, l’ing. Maurizio Del Re”.
Bè, lei è stato – ed è – un luminare della materia… Ha formato un sacco di tecnici all’università. “… Come ad esempio l’ing. Biagio Eramo che era alla guida di Ato2 ed ora sta in Acea. O come l’ing. Marco Ranieri, adesso all’Acquedotto Pugliese”.
A proposito di Acea. Il Consiglio di Stato ne ha bloccato la vendita; il Centrodestra però vuole vendere, le associazioni dei cittadini si oppongono mentre il Pd non si capisce bene cosa voglia. La sua opinione? “Il Pd afferma che si deve vendere solo se ne vale la pena. Personalmente parla per me la mia esperienza in Acea, dove per cinque anni ho gestito con un criterio privatistico un’Azienda pubblica. Come la penso l’ho già detto, ma vorrei ricordare che con me Acea quadruplicò gli utili, nel 1987 la lasciai con ben 107 miliardi di vecchie lire. Non solo: fu con me che entrò nel settore dell’ambiente, fui io a dare vita al teleriscaldamento… sistema che a Brescia andò a regime solo dopo la sua realizzazione qui a Roma. Dopo che andai via, esattamente tre mesi dopo – e lo dico con dispiacere – chi mi precedette venne arrestato… Anche se le accuse mosse al nuovo presidente vennero avanzate per fatti accaduti quando egli era al vertice di Atac!”. LEGGI TUTTO…
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Crotone: caso aeroporto- Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA): serve progetto che rafforzi Crotone ed il suo territorio
di Francesco Biafora
“Per quanto riguarda alla paventata chiusura dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone, credo che serva assolutamente un segnale che arrivi alle autorità preposte. E mi riferisco ad Enac e Ministero delle Infrastrutture, attraverso un progetto che rafforzi Crotone ed il suo territorio”.
Questo, uno stralcio della proposta-progetto dell’onorevole Aurelio Misiti, Presidente “Grande Sud-PPA“, che fa parte di un più ampio ed importante piano di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e della Calabria.
“Il nostro progetto in favore dello scalo crotonese prevede che il bacino di utenza in questione, dal nord della Calabria e sino a Catanzaro Lido, utilizzi il treno in funzione dell’aeroporto S.Anna. L’obiettivo, perseguibile, è quello di riuscire a portare un milione di passeggeri in 2-3 anni. Tutto questo- spiega l’on. Misiti – grazie anche a precisi accordi con i vettori, per far si che questa grossa massa di persone possa arrivare a Crotone. Solo cosi facendo l’aeroporto di S.Anna non verrà tagliato da questo Governo”.
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Crotone: Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA), contratto di lavoro non può essere uguale in tutta Italia
Redazione RTIoggi
Lo sviluppo del Mezzogiorno e della Calabria passa anche e soprattutto attraverso il lavoro. Fattore imprescindibile per il benessere e la crescita di questa regione.
E’ quanto sostiene l’on. Aurelio Misiti, presidente di “Grande Sud-PPA”, in merito al suo progetto, mirato allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia.
“Il contratto di lavoro non deve essere uguale in tutta Italia – spiega Misiti – e dunque bisogna preparare le condizioni affinchè il territorio sia in grado di farsi i contratti di lavoro per conto suo. Perchè con 1000 euro a Crotone si riesce a vivere, a Torino no. Bisogna quindi lavorare su un contratto di lavoro integrativo che va necessariamente costruito con i sindacati di zona, in funzione del fatto che il Sud è l’unico territorio in Europa che può crescere. E se il Sud cresce, cresce anche il salario”.
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Aurelio Misiti (Grande Sud-PPA): devono essere i criminali ad emigrare e non i nostri giovani
RTIoggi.it – 16 luglio 2012
Raggiunto nel pomeriggio dalla redazione di Rtioggi, l’on. Aurelio Misiti, presidente Grande Sud-PPA, affrontando a largo raggio i problemi del Mezzogiorno d’Italia, e più nello specifico della Calabria, si è soffermato su uno dei punti cardine del suo progetto per lo sviluppo del Sud, la criminalità organizzata.
“La criminalità organizzata in Calabria è molto forte e va completamente smantellata, perchè ad emigrare non devono essere più i nostri giovani, ma i criminali, e perchè qui non c’è posto per loro.
Per quanto riguarda invece ai tribunali, dico che bisogna aumentarli e non tagliarli, per mantenere e rafforzare quel necessario presidio di legalità. Così come bisognerebbe far crescere anche il numero delle caserme e delle forze dell’ordine”.
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Le ricette per la ripresa di AURELIO MISITI: IL MEZZOGIORNO SI RIALZI RIMBOCCANDOSI LE MANICHE
Il COTONESE – 14 Luglio 2012
Ha 77 anni suonati, ma l’uscita dai giochi sembra l’ultimo dei suoi pensieri, anzi si sta già ‘armando’ per la prossima campagna elettorale, che per lui è già iniziata.
È un fiume in piena Aurelio Misiti, che rigurgita valanghe di proposte di rilancio per quella terra, la Calabria, in cui è nato e dalla quale, evidentemente, si aspetta di ricevere consensi in vista delle prossime elezioni politiche. Quelle idee e proposte le sfodera con il tablet e l’i-pod in mano… è tutt’altro che un anziano stanco incapace e indesideroso di stare al passo con i tempi.
AURELIO MISITI è fermamente convinto di una cosa: “per risolvere i problemi di Crotone e della Calabria più in generale occorre abbandonare i campanili, per sentirsi parte del contesto nazionale ed europeo, perché se il Sud risolve i suoi problemi contribuisce a risolvere quelli dell’Italia che a sua volta deve contribuire a risolvere i problemi dell’Europa. Non può esserci rinascita economica senza una riscossa del Mezzogiorno”.
Di certo individuare la chiave di volta di questo grave momento di crisi proprio nel Sud del Paese non è facile, anzi richiede una particolare creatività, però a Misiti, ingegnere, docente universitario e soprattutto politico navigato, le idee chiare non mancano. “Innanzi tutto – sostiene – bisogna rendere competitivo e attrattivo il Mezzogiorno, cosa che si può fare solo prendendo una posizione di netta contrapposizione alle rivendicazioni di assistenzialismo”. Piuttosto occorre puntare su tre elementi: lotta alla criminalità organizzata, questione del lavoro e recupero del gap infrastrutturale.
“La vittoria sulla grande criminalità organizzata – sostiene deve essere compito non solo dello Stato, che oggettivamente tiene in considerazione i territori più importanti per numero di popolazione e produttività. Tutte le potenzialità locali devono essere convogliate nella lotta alla criminalità, rivendicando le necessarie tutele da parte dello Stato. Occorre chiedere che i fondi strutturali siano investiti per rafforzare gli strumenti di contrasto alla criminalità, per fare in modo – dice convinto – che i criminali siano costretti ad emigrare per sudarsi il pane; occorre far fronte comune per rendere impossibile la vita a questa gente!”.
Inevitabile in una terra come la Calabria parlare di questione del lavoro, che da queste parti rappresenta il bene più raro: “inutile parlare di mercato del lavoro – secondo Misiti – dove il lavoro non c’è proprio. Qui l’esigenza è la creazione del lavoro. Per riuscirci occorre essere competitivi, rinunciando all’ideologia che ha voluto la parità contrattuale su tutto il territorio italiano. Ci ha portato ad un gap occupazionale che dobbiamo colmare per forza: nel Meridione infatti il pil procapite, a persona, è di 15mila euro, come in Messico e in Turchia, ma mentre questi Paesi continuano a crescere noi continuiamo a perdere colpi. Questo perché tali paesi evidentemente adottano una politica del lavoro differente dalla nostra”. LEGGI TUTTO…
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VIA I TABU’ DEGLI ANNI 60: MOODY’S NON HA TUTTI I TORTI
La bocciatura di Moody’s del debito sovrano dell’Italia contestuale al viaggio di lavoro di Monti negli USA consiglia la classe dirigente italiana a reagire, non con l’invettiva contro la “cattiva” agenzia di rating ma con un’azione rapida e convincente di rilancio del Paese così come avvenne nei momenti più duri e difficili della nostra storia.
Questa classe dirigente, che ha il vizio innato della lamentela e dell’auto fustigazione, ha nella manica un asso vincente che non vuole o non sa calare: il Sud con una potenzialità di crescita simile a Paesi emergenti quali Turchia, Messico, Brasile etc.
Senza scomodare la politica Keynesiana di Roosevelt, il quale, resosi conto dell’inviluppo critico in cui si era cacciata l’economia americana del 1932, a tre anni dalla crisi finanziaria di Wall Street, l’esempio più vicino a noi e più calzante è quello della Germania dopo la caduta del muro.
L’Italia si trova oggi in una situazione analoga: o emula la Germania di venti anni fa, che ha scelto l’Est povero, oppure il destino sarà la decadenza.
Occorre prendere atto che, nonostante le buone intenzioni, i provvedimenti sul rigore emanati dal governo Monti non toccano in alcun modo la vecchia politica economica italiana, basata sulla dicotomia: territorio produttivo settentrionale e territorio distributivo-consumistico del Sud Italia.
Il male oscuro del Paese sta tutto nella ristretta visione di poter inseguire la ripresa economica ripetendo questo vecchio modello.
Invece o diventa produttivo tutto il territorio e quindi competitivo con i grandi Paesi europei oppure siamo destinati a divenire satelliti della Germania.
La risposta viene suggerita dalla crisi: siamo tutti uguali rispetto ai diritti fondamentali e costituzionali, non siamo tutti uguali nelle vicende produttive ed economiche delle nostre società nei territori. Di conseguenza devono cadere tutti i tabù dei primi anni del dopo guerra, che sono stati la causa principale del divario economico e sociale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.
Vanno previste nuove forme contrattuali tra capitale e lavoro per battere la concorrenza dell’Est Europa. Investire al Sud deve diventare più conveniente che investire in altri Paesi.
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Dichiarazioni di voto finale sulla conversione in legge del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74 – Intervento dell’On. Aurelio Misiti, capogruppo della componente Grande Sud-PPA
Signor Presidente, signori del Governo, il decreto-legge sul terremoto in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto del 20 e 29 maggio è stato opportuno e tempestivo ed ha rappresentato un’ottima base sulla quale ha lavorato la Commissione ambiente, apportando numerosi contributi che avremmo voluto incrementare in Aula se il Governo non avesse posto la questione di fiducia. Tuttavia va dato atto a tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, di aver apportato il proprio fattivo contributo, che ha consentito di migliorare il testo in tempo tutto sommato abbastanza breve. LEGGI TUTTO…
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Mozione dell’On. Aurelio Misiti approvata all’unanimità dalla VIII Commissione della Camera con parere favorevole del Governo
Mozione che impegna il Governo
a svolgere ogni azione utile presso la Comunità europea onde ottenere una sospensione della cogenza della normativa sugli scarichi delle acque nei ricettori per gli impianti facenti parte di piani di ambito con finanziamenti certi e scadenze garantite dalle regioni, per il tempo necessario al completamento dei lavori di adeguamentodegli stessi impianti. LEGGI TUTTO…
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LAVORO, MISITI: FIDUCIA A FORNERO PURCHE’ SOSTENGA I CONTRATTI REGIONALI INTEGRATIVI
Di Giuseppina Cavallo – Grande Sud ha confermato la fiducia al Ministro del Lavoro e del Welfare votando in maniera contraria alla mozione di sfiducia presentata da Lega e Idv, abbiamo intervistato il capogruppo del partito alla camera dei deputati, Aurelio Misiti, per capire quali sono le proposte del movimento arancione in termini di mercato del lavoro.
Nell’Aula di Montecitorio avete confermato la fiducia nei confronti del ministro Fornero, come mai?
Noi abbiamo votato contro la mozione di sfiducia perché abbiamo chiesto che il ministro Fornero adotti dei provvedimenti che vadano nel senso di un attuazione del contratto regionale integrativo, altrimenti il mercato del lavoro rimarrà monco e a noi che rappresentiamo il Mezzogiorno non potremo che essere all’opposizione.
Cosa intende per contratto regionale integrativo?
La questione dei contratti regionali integrativi nasce dal fatto che in Italia c’è un grande squilibrio socioeconomico e nel Pil, e questo squilibrio, a fronte di una normativa nazionale uguale che ha le stesse caratteristiche in tutto il Paese, fa spostare da Sud qualsiasi attività economica e produttiva in altri Paesi dove è più redditizia. Perché la Fiat ha smantellato lo stabilimento di Termini Imerese ed è andata a produrre la nuova 500L in Serbia? Perché lì ha trovato le condizioni burocratiche ed economico contrattuali più favorevoli per la produzione cosicché se la Fiat produce una Panda, una 500 o una qualunque altra macchina a Termini Imerese andrebbe a perdere mentre farlo in Croazia o in Serbia diventa un guadagno e in questo modo è incentivata ad investire in quei Paesi.
Qual è la vostra proposta in questo senso?
La nostra proposta vuole fare in modo che i territori meridionali siano competitivi con Croazia, Romania o Turchia. Certo non alle stesse condizioni giuridiche e sindacali, che rimarrebbero le stesse su tutto il territorio nazionale, ma bisogna rendere competitivi i contratti dal punto di vista economico. Visto che l’economia è diversa nelle varie zone d’Italia – il Pil del Sud è la metà di quello nazionale e un terzo di quello del Nord – anche i trattamenti retributivi devono differenziarsi. Dobbiamo rendere competitive le regioni del Sud perché allo stato attuale non conviene a nessuno impiantare un’impresa nel Mezzogiorno visto che gli stessi costi che avrebbe in Piemonte e deve pagare gli operai allo stesso modo, di conseguenza avviene una delocalizzazione vesto l’Europa dell’Est.
Qual è l’obiettivo di questa proposta?
La nostra linea è quella di avere una competitività nei territori meridionali analoga a quello dei paesi emergenti che crescono a due cifre mentre noi diminuiamo a 1 cifra. Un partito come Grande Sud non può non lanciare questa proposta al di là degli slogan o di quelle che si chiamano gabbie salariali che andavano bene nel primo dopoguerra. Oggi nell’epoca della globalizzazione si deve tener conto di realtà regionali che possono legiferare e hanno statuti a sé e che devono essere competitive con altri territori altrimenti continueranno ad essere regioni assistite. Noi vogliamo superare l’assistenza con il lavoro.