L’esecutivo nazionale, tenutosi il 22 giugno 2009, oltre a valutare positivamente il risultato elettorale storico per il partito, in quanto si è attestato intorno all’8%, ha adottato due importanti decisioni: la prima è relativa all’effettuazione del primo congresso nazionale con tremila delegati di cui 150 calabresi; a Vasto, durante la festa annuale del 18/19/20 settembre, saranno resi noti i due documenti politico e organizzativo che due commissioni si apprestano a elaborare. La seconda decisione importante è quella relativa ai temi che dovranno costituire l’impegno del partito nel prossimo futuro: economia e lavoro, istruzione e ricerca, energia e ambiente, giustizia e informazione. L’esecutivo nazionale quindi ha voluto proporre al partito un cambiamento radicale della propria “mission” e cioè il passaggio da ottimo strumento di opposizione a partito di progetto e di governo.
L’ottimo risultato ottenuto alle elezioni europee non deve quindi costituire un punto di arrivo ma semplicemente la partenza di una nuova fase che deve vedere il consolidamento dei consensi e lo sviluppo di uno strumento politico che lavorerà per il bene comune.
Le ragioni del successo sono state individuate IN tre punti:
• La politica di opposizione netta e decisa al governo e in particolare alle leggi che la maggioranza di centrodestra impone al Paese, ricevendo durissimi giudizi negativi anche dalla Chiesa cattolica. Il protagonista assoluto di ciò è il presidente Antonio Di Pietro, che prima di altri intravede i pericoli per il Paese.
• La politica nel territorio, più incisiva che in passato, grazie allo stretto raccordo tra centro e periferia delle battaglie parlamentari e territoriali. I cittadini cominciano a vederci come espressione non solo dell’antipolitica ma come partito capace di porre e risolvere i problemi del Paese.
• L’elevato livello qualitativo e rappresentativo dei principali candidati alle elezioni europee, tanto da portare ad un eletto – il dr. De Magistris – secondo solo per numero di voti al presidente del Consiglio che però nel Parlamento europeo non c’è.
E che siano importanti tutte e tre le ragioni del successo lo dimostra il fatto che i sondaggi ci davano intorno al 10% prima del varo delle stesse candidature, anche se le candidature hanno consolidato e forse anche aumentato significativamente il consenso dei cittadini.
“Finora siamo stati, affermano gli studiosi della politica, come un autobus di malesseri socio-politici e allo stesso tempo “cane da guardia” della democrazia contro tutti quelli che la minacciano sia nella maggioranza che nell’opposizione e nelle istituzioni che dovrebbero anche loro vigilare e non lo fanno”.
Noi dobbiamo evitare di essere visti non come alternativa politica al sistema di potere del centrodestra ma come alternativa alla politica, almeno a questa politica. Il presidente Di Pietro spesso ha fatto confronti tra IdV e Lega, che hanno certo differenze marcate, riducibili però con il tempo.
La Lega si è radicata già nel territorio, anche se si tratta di un particolare territorio, la cosiddetta Padania. Noi, spalmati in tutto il Paese per consensi e idee comuni, soffriamo ancora di scarso radicamento. In futuro ci dobbiamo quindi mettere in gioco e trattare con i partner del centrosinistra, con in testa il PD, programmi e azioni di governo i cui indirizzi dovranno essere deliberati da un’assise nazionale, partecipata e democratica (congresso nazionale), che dovrà trasformare l’attuale movimento in un nuovo partito nazionale e federale allo stesso momento.
Dal congresso regionale ad oggi abbiamo lavorato sulla base di un documento congressuale approvato il 2 dicembre 2007 all’unanimità la cui validità e modernità risulta ancora esemplare. In particolare sono attuali il primo e l’ultimo punto relativamente al superamento della crisi della Calabria.
(punto 1): La Calabria, insieme ad altre regioni del Mezzogiorno, si trova in una crisi profonda che ha aspetti economici, sociali e politici. Italia dei Valori , che aspira a divenire nella regione un partito di massa, ritiene indispensabile il superamento rapido delle emergenze e l’avvio di una politica di sviluppo basata sulle innovazioni consentite dai risultati della ricerca scientifica e tecnologica. Le emergenze da superare sono: la disoccupazione giovanile; la criminalità organizzata e la salute dei cittadini. Italia dei Valori si impegnerà in un lavoro culturale e politico per contribuire nel territorio e nelle Istituzioni al superamento delle emergenze e alla ripresa economica della regione. In tale ottica i giovani diplomati, laureati, ricercatori avranno un ruolo trainante e quindi vanno create le condizioni perché essi non lascino la regione, come purtroppo è avvenuto in passato. Superare le tre emergenze e avviare lo sviluppo vuol dire portare avanti un politica basata sulle forze proprie senza attendere l’”assistenza” del resto del Paese. Un programma quinquennale di rinforzo del contrasto alla criminalità, finanziato da fondi già destinati alla regione, che preveda almeno il raddoppio degli organici e delle risorse a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura; una politica della salute che persegua la razionalizzazione del sistema sanitario del centro-sinistra e avvii un programma di innalzamento del livello qualitativo delle prestazioni, che limiti drasticamente l’”emigrazione sanitaria”, favorendo semmai l’”immigrazione”; l’acquisizione delle risorse, a cui oggi si rinuncia inconsapevolmente, come le entrate per crediti ambientali e per lo sdoganamento delle merci nel porto di Gioia Tauro , le royalties per il gas prodotto da aziende ormai privatizzate; un piano di grandi opere pubbliche a supporto dei servizi essenziali ( acqua, aria, rifiuti, casa, strade interne e ferrovie), finanziato da fondi europei, statali e da privati. Esempio importante può essere la costruzione dell’autostrada jonica e le tre metropolitane di Cosenza_Rende, Lamezia_Catanzaro, Gioia Tauro_Reggio_Melito. Questo programma di rinnovamento così segnerà la fine delle emergenze e l’avvio della ripresa economica. Ma noi sappiamo che i programmi rimangono sulla carta se non vi è una classe dirigente che li attui nella realtà. La Calabria, purtroppo, non ha attualmente una classe dirigente complessiva che pensi al futuro e capace di realizzare gli obiettivi nel presente. La fuga di tante risorse umane, causata dall’emigrazione, determina principalmente questa carenza. Và incentivato il ritorno dei cervelli offrendo loro nuove condizioni di vita e di lavoro. Nel settore politico istituzionale si dovrà procedere ad un rinnovamento coraggioso, basato sull’utilizzo delle immense risorse femminili e giovanili, senza trascurare l’apporto delle persone mature, purché impegnate a gestire e governare la “res-pubblica” nell’interesse generale della regione e non di se stessi. Solo così sarà possibile ottenere positive modifiche nei governi locali e regionale, nelle aziende, nei sindacati e nelle associazioni. Sarà più facile utilizzare i fondi comunitari e avviare una fase nuova che fondi lo sviluppo sull’uso delle risorse interne e sull’attrazione degli investimenti esterni.
L’organizzazione del partito (punto 11). E’ stato fatto cenno che l’attuale partito dovrà trasformarsi in partito di massa. Tale affermazione richiede un approfondimento con precise indicazioni ai cittadini. La tendenza alla ricomposizione delle forze politiche in atto nel paese ( Partito Democratico, eventuali federazioni delle destre e delle sinistre ) pone a tutte le altre formazioni politiche lo stesso tema all’ordine del giorno. L’ esistenza di tanti partitini non fa bene al paese e meno che mai ad una regione “disastrata” come la Calabria. Pertanto, confermando la linea nazionale di centro-sinistra, in cui opereranno almeno due aggregazioni importanti come il partito democratico e la sinistra, Italia dei Valori Calabria si dovrà porre come centro di gravità di tutte le forze vive della regione che hanno come obiettivo la crescita della cultura umanistica, scientifica e tecnologica, dell’economia , delle infrastrutture e dei servizi primari in un clima di legalità, serenità e collaborazione. Italia dei Valori, quindi, guarda con attenzione ad un alleanza nei settori moderati della società che accolga nel proprio seno anche le centinaia di associazioni culturali e politiche, che hanno bisogno di un approdo in un partito non tradizionale. In tale partito il vertice e la base dovranno interagire con continuità, utilizzando certamente gli strumenti tradizionali della comunicazione politica, ma aprendosi con determinazione al nuovo nell’uso dei mezzi più avanzati della tecnologia e dell’informazione come blog, siti informatici, You tube, second life ect… La struttura di partito dovrà essere aperta alle forze nuove , snella, decentrata e attiva in tutti i campi dell’attività sociale. Dialogherà e si confronterà da pari con tutte le altre forze politiche e in primo luogo con il nuovo Partito Democratico).
È arrivato il momento di pensare al futuro. Antonio Di Pietro dice: “Veramente io voglio fare una cosa seria. Una costituente, vedremo. Serve un grande partito progressista che sostenga una proposta di governo credibile. Cancellerò il mio cognome dal simbolo di Italia dei Valori”. Noi siamo d’accordo con lui. In Calabria, quarta regione nella classifica dei consensi a IdV, dopo il 9% occorre attuare l’articolo 2 dello statuto nazionale e concretamente realizzare il partito regionale democratico e aperto al nuovo, come vuole l’articolo 3 dello stesso statuto nazionale. E quindi portare avanti la linea dello statuto regionale che ci ha consentito di costituirci parte civile in diversi processi di ndrangheta, in particolare il comma che recita: “contrasta la criminalità mafiosa e organizzata, il malaffare, la corruzione in ogni sua forma ed in particolare la gestione, in violazione di legge, delle attività di enti pubblici e privati che godano del finanziamento pubblico, informando e sensibilizzando i cittadini, segnalando alla pubblica Autorità fatti specifici e sollecitando l’adozione dei provvedimenti previsti dalla legge, nonché promuovendo incontri, dibattiti, seminari, convegni ed ogni altra forma di pubblico confronto su tali tematiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università, sui posti di lavoro, nella società.
Siamo quindi d’accordo profondamente con le aspirazioni del presidente Di Pietro sulla fine del partito personale e sulla costruzione di un partito democratico, partecipato e progressista, che solo così risulterà funzionale all’obiettivo del raggiungimento del bene comune. Ed ecco perché, in questa fase, una cattiva informazione ha portato a far credere a persone perbene ma politicamente forse poco accorte, almeno in questo episodio, come l’on. Laratta, a pensare niente di meno che “Di Pietro e Berlusconi si possono alleare per consegnare la Calabria alla destra”. Se tale posizione fosse quella ufficiale del Partito Democratico, rischierebbe di rompersi veramente una alleanza che sola può consentire l’alternativa allo strapotere del centrodestra.
E proprio la cattiva informazione, e l’uso che qualcuno sempre pronto a seguire i propri scopi particolari ha fatto, mi hanno indotto a discutere con voi del mio mandato, ricevuto al congresso regionale. Con l’ovvia conseguenza che senza il consenso alla mia relazione da parte di quest’organo le mie dimissioni sarebbero irrevocabili.
I punti che dobbiamo avere presenti oltre alla lotta alla criminalità e alla disoccupazione sono proprio la sanità e le stesse elezioni regionali. L’emergenza sanità in Calabria, che presenta due aspetti, uno quantitativo e uno qualitativo, è senza dubbio difficile da superare. Ma in concreto il commissariamento con il sistema Lazio, che pure ha un deficit di molto superiore al nostro, può essere accettabile. L’obiettivo nostro invece è collaborare per il miglioramento del livello delle prestazioni sanitarie, finalizzato alla immigrazione sanitaria per ridurre il debito passato e per risanare definitivamente il bilancio della regione.
Le elezioni regionali vanno impostate invece cum granu salis. L’equivoco sul tema della ricandidatura del presidente uscente, che pure Di Pietro aveva considerato nel recente passato come il minore dei mali, è stato utilizzato da qualcuno per danneggiare il partito regionale di IdV. In quell’intervista al giornale “il Quotidiano” non è stata assolutamente toccata la questione dell’entrata in giunta regionale e pertanto si evince che l’informazione non vera e interessata ha determinato una nota stampa nazionale che è stata la causa della mia reazione pubblica.
Su un’altra questione posta di recente, la città metropolitana dello Stretto, vi è stato un ritardo nella comprensione del problema da parte del centro del partito. La mia soddisfazione è stata grande quando il presidente Di Pietro ha dichiarato alla Gazzetta del Sud di considerare il progetto dell’on. Misiti sulla città metropolitana dello Stretto un grande progetto da sostenere. Cosa, questa, che fa onore al presidente del partito.
In definitiva, a me sembra di aver svolto il gravoso compito di direzione del partito regionale con il solito impegno totale che metto in tutte le mie attività.
I miei propositi stanno diventando realtà, anche se ci troviamo in una terra difficilissima, dove tutto si complica e l’avversario politico è sempre considerato un nemico, anche all’interno dello stesso partito. Partito che senza ideologie, se non fondato sulla partecipazione democratica, è destinato ad esaurire in breve tempo il proprio compito. E sarebbe grave che oggi, essendo noi sulla cresta dell’onda di un successo così strepitoso, al posto di sfruttare l’onda per giungere vincitori a riva, ci venisse impedito da piccole beghe di conquistare “progresso per il nostro sfortunato popolo calabrese”.
Gent. On. Misiti, ho letto il lungo post. Bene. Non una parola sulla questione infrastrutturale che Le sta tanto a cuore. Temiamo che Lei stia attendendo tempi migliori per suggerire a IdV una sana posizione di progresso infrastrutturale a cui la Calabria non si può sottrarre, magari saltando il fosso (o lo Stretto) aderendo alle posizioni di altri soggetti politici. Certo, è vero, la città metropolitana dello Stretto è proprio una bella idea, non tanto originale ma bella. Non è ancora chiaro quanto questa città sia “metropolitana”, fino a dove si estenda, quali comuni includa tra i soggetti equamente responsabili e quali escluda (si ricorda la Grande Reggio mussoliniana? Fallì!), quali siano soprattutto i diritti che verranno sostenuti per i cittadini metropolitani e quali quelli che saranno negati. E poi, un bello svincolo stradale, magari sospeso, non lo vogliamo pensare per questa nuova città?