L’attuale situazione economica dell’Italia è certamente di sofferenza. Da quindici anni il PIL non cresce in media più dell’1%.
Siamo fuori dai parametri di Mastricth con un rapporto deficit/pil di poco inferiore al 5%. La produzione industriale è stagnante, mentre negli ultimi anni le esportazioni si sono ridimensionate, portando in grave deficit la bilancia commerciale e quella dei pagamenti. Fortunatamente, dall’inizio di questo anno vi è una certa ripresa dovuta soprattutto alle maggiori importazioni dei grandi paesi asiatici. Certo il bilancio è condizionato dalla nostra situazione energetica che determina gran parte del deficit commerciale.
Questo quadro è quello trovato dal Governo Prodi, formatosi in seguito alla ristretta vittoria elettorale.
La maggioranza e il Governo non potevano affrontare il problema con “pannicelli caldi” ma dovevano farlo con un’azione molto determinata per mettere a posto i conti del Paese. Ne è venuta fuori una finanziaria (e dei collegati) che comporta sacrifici per tutti e benefici per la parte meno fortunata dei cittadini.
Quest’ azione tendente all’equità richiede sacrifici proporzionali alle entrate di importanti settori dell’attività imprenditoriale, interessando anche i singoli lavoratori autonomi e i professionisti. Senza queste azioni è impensabile prevedere lo sviluppo economico e sociale per i prossimi anni. Allo sviluppo devono contribuire tutti.
I risultati di queste azioni si vedono già con l’aumento del gettito fiscale verificatosi nell’anno 2006. Tale aumento deve costituire per il futuro la vera nuova tassa del Governo Prodi, le altre dovranno ridursi gradualmente in modo tale da consentire incentivi agli investimenti dei piccoli imprenditori e delle piccole imprese. In questa direzione va anche la lotta agli sprechi ed in articolare agli alti costi della politica e dell’Amministrazione. Questa linea, contenuta in parte della finanziaria, ha trovato già qualche risposta in alcune regioni di ambedue gli schieramenti, che hanno ridotto le consulenze, le indennità dei consiglieri e degli assessori.
Il complesso di norme che va sotto il nome di finanziaria si poteva fare solo all’inizio della legislatura, per gli anni successivi vanno previsti solo aggiustamenti e manovre di modeste entità, finalizzate al mantenimento dei parametri europei. L’Europa ci ha incoraggiato a proseguire, approvando l’attuale testo della finanziaria, raccomandando però l’avvio delle riforme strutturali e di non stravolgere in Parlamento la stessa finanziaria. Nonostante i perfezionamenti possibili non si può non concordare con le raccomandazioni del Commissario Almunia. Pertanto, sarebbe auspicabile che in quest’Aula, maggioranza e opposizione si facessero interpreti delle necessità del Paese e superassero le pregiudiziali reciproche per consentire un dibattito ampio e propositivo senza la necessità per il Governo di chiedere la fiducia.
Come Italia dei Valori siamo convinti che ciò sia possibile, in quanto questo Parlamento non è la prima volta che collabora alla rinascita del Paese, e oggi il Paese deve rinascere. Deve conquistare la competitività perduta. Quindi, se cambiamenti ci dovranno essere alla finanziaria, essi siano finalizzati a creare le basi per un nuovo e più avanzato sviluppo. Investiamo allora sulla Conoscenza, sulla Scuola, sull’Università e sulla Ricerca Scientifica. Accogliamo insieme emendamenti su questo grande comparto, e rinunciamo ad altre possibili spese meno urgenti e spesso di carattere corrente.
Per il Sud, che non dimentichiamo costituisce il maggior contribuente allo sviluppo in termini di produzione di ossigeno, che permette all’Italia di partecipare senza sfigurare alla conferenza in corso a Nairobi sul clima, oltre alle misure previste, è necessario un grande sforzo anche economico, per contrastare la illegalità. Raddoppiamo, triplichiamo gli sforzi, per dare ai magistrati e alle forze dell’ordine uomini e mezzi per stroncare sul nascere la criminalità organizzata. E’ questo l’investimento prioritario, senza il quale nessun imprenditore, piccolo o grande è portato a investire in quelle regioni, nonostante qualche facilitazione di legge.
E non dimentichiamo che il Sud è la parte dell’Italia dove, per le condizioni di partenza, può verificarsi una crescita consistente del Pil.
Su questi temi ci aspettiamo un sincero appoggio di una larga parte del Parlamento. Ciò non vuol dire che i Parlamentari non possano proporre anche emendamenti alternativi alle linee della finanziaria. Quelli, però non alternativi andrebbero accolti da qualunque parte provengano.
Usciremmo così tutti più forti, sarebbe anche più forte l’Italia nel contesto internazionale.
di Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it