Signor Presidente, anch’io ribadisco la posizione che molto spesso abbiamo illustrato in quest’Aula sulle condizioni della finanza pubblica del nostro Paese e le preoccupazioni per le pressioni che esercitano i mercati sui titoli del debito pubblico italiano. Questa situazione evidentemente ha portato e comporterà ancora molta attenzione e ha portato anche a misure straordinarie per consolidare la fiducia dei mercati e delle maggiori istituzioni internazionali nei confronti dell’Italia.
Noi, però, sappiamo che la difesa è un settore sul quale è ancora possibile incidere, in quanto sono necessarie, certamente, razionalizzazioni degli investimenti e anche una riduzione degli eventuali sprechi. Dobbiamo, quindi, salvaguardare la futura operatività dello strumento militare, senza escludere investimenti secondo le possibilità del Paese. Le Forze armate devono garantire, in questo modo, anche lo sviluppo tecnologico e un sensibile incremento della ricerca scientifica e tecnologica, e portare alla lunga anche molti vantaggi.
Le spese di funzionamento che garantiscono il mantenimento nel tempo di capacità operative essenziali per lo strumento militare sono certamente l’addestramento del personale e la manutenzione dei mezzi, e vanno salvaguardate. Tra le questioni più impellenti, in questo momento, vi è, certamente, l’adesione al programma JSF, la quale, ad avviso di Grande Sud, si ritiene necessaria, in quanto ad uno strumento militare serio non può mancare la componente aerea.
Non possiamo, infatti, trascurare il fatto che la nostra attuale dotazione deve essere ammodernata e la scelta degli F-35 è ritenuta tecnologicamente, operativamente e industrialmente valida. Già lo stesso Governo, parlo di questo Governo, nel confermare questa scelta ha cominciato a dichiarare, attraverso il Ministro della difesa, che per l’Italia sarebbe necessaria una riduzione, una razionalizzazione non solo del personale, ma anche di questo programma, tant’è vero che si pensa di ridurre il numero degli effettivi alle armi; in effetti tale numero andrebbe collegato alle possibilità di spesa che ha, in questo momento, il nostro Paese. Le eventuali storture che emergeranno vanno eliminate attraverso una politica militare italiana che deve essere basata, soprattutto, sulla prevalenza del merito rispetto a quella dell’anzianità.
Chiediamo, quindi, nella nostra mozione che il Governo si impegni a valutare la possibilità di contenere l’ampiezza delle prossime campagne di arruolamento, di predisporre la mobilità verso altre amministrazioni, se ci fosse personale sovrappiù e specializzato, e vogliamo anche essere sicuri che ci sia la partecipazione nazionale a tutti i più importanti programmi multinazionali di progettazione, di sviluppo e di produzione dei mezzi strumentali, suscettibili di avere ripercussioni occupazionali Pag. 66e soprattutto sviluppi scientifici e tecnologici nel nostro Paese. Non dimentichiamo che, purtroppo, proprio in occasione di eventi bellici si sono avuti, per l’umanità, i maggiori salti nella ricerca scientifica e tecnologica e le migliori conquiste della scienza.
A nostro avviso, occorre, quindi, confermare la riduzione della commessa per la produzione e l’acquisto dei cacciabombardieri; è questa una necessità che deriva dalla situazione economica e politica di questo momento. Non possiamo pensare a un blocco di questa adesione, alla possibilità di non aderire a questo programma ma, secondo le intenzioni del Governo, condividiamo l’intenzione di portare il numero degli F-35 da 131 a 90; ciò mi sembra molto opportuno, come pure opportuno ci sembra il fatto di razionalizzare assolutamente le spese, di insistere sulla formazione, insistere sulla qualità, sulla specializzazione e insistere sul merito rispetto all’anzianità.
Quindi, Grande Sud approverà, e lo ripeteremo quando si tratterà di svolgere le dichiarazioni di voto, tutte quelle mozioni che vanno in questa direzione; credo, invece, che non potremo che votare contro quelle mozioni che dovessero pensare a un blocco di questa adesione e a un depauperamento delle nostre Forze armate – Forze armate che comunque appartengono a uno tra i primi dieci Paesi più economicamente avanzati del mondo.