Signor Presidente, il decreto-legge n. 215 del 29 dicembre 2011 reca la proroga di tutte le missione italiane internazionale delle Forze armate e di polizia per il consolidamento dei processi di pace e reca anche alcune disposizioni urgenti e necessarie per l’amministrazione della difesa.
Il primo capo, che comprende diversi articoli in cui si prorogano e si autorizzano le spese delle missioni per tutto il 2012, risulta ovviamente quello più importante e consistente. L’articolo 1 infatti prevede, al comma 1, l’autorizzazione alla spesa per la proroga della missione in Afghanistan, certamente la missione più importante, la più consistente ed anche la più costosa sia in termini finanziari, con oltre il 50 per cento del totale della spesa prevista, sia, purtroppo, dal punto di vista delle vite umane che abbiamo perduto in quel Paese. Il nostro impegno consiste nell’impiego di circa 4.000 militari, con 807 mezzi terrestri e 37 aeromobili. La spesa, come dicevo, è di circa 747 milioni di euro, a fronte di una spesa complessiva per tutte le missioni pari a 1 miliardo e 427 milioni di euro. L’Italia partecipa quindi con questo consistente impegno di uomini e di mezzi alla missione International Security Assistance Force (ISAF), guidata dalla NATO, sulla base delle risoluzioni 1386 (2001) e 1510 (2003) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, confermate da quella più recente, la risoluzione 2011 (2011), adottata il 12 ottobre del 2011. Nel quadro dei compiti della missione ISAF, tesa ad assistere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza, nel controllo del territorio e nella ristrutturazione del Paese, il contingente militare italiano, schierato ad Herat, che è nella zona ovest di quel Paese e in piccola parte a Kabul, svolge compiti di sicurezza, di ricostruzione e di governabilità, nonché di formazione, addestramento e sostegno logistico alle forze armate afgane che si vanno costituendo e rinforzando. Il personale dell’Arma dei carabinieri è anche impegnato in attività di addestramento della ANP (Afghan National Police) e della ANCOP (Afghan National Civil Order Police). Il fatto che il distretto di Herat sia già compreso nei territori consegnati alle autorità afgane già nella prima fase di transizione e che gran parte della provincia di Herat verrà consegnata nella seconda fase, che partirà certamente nel 2012, dimostra l’efficacia dell’azione dei nostri militari nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Sono previsti vari step fino al 2014, mentre sarà importante, anche se meno impegnativa, la fase post 2014, che riguarderà il profilo operativo, il monitoraggio e anche un profilo strettamente finanziario.
Nel comma 2 si autorizza la spesa per la proroga della missione in Libano, che è la seconda missione per importanza e per consistenza di impegno, denominata UNIFIIL (United Nations Interim Force in Lebanon), compreso l’impiego di unità navali in coerenza con il mandato più volte ribadito dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il compito dei militari italiani (sono in numero di circa mille e 100, con 647 veicoli e 4 aeromobili) si dispiega nell’assistere il Governo libanese al fine di prevenire il traffico d’armi, nel garantire il libero movimento del personale delle Nazioni Unite e dei convogli umanitari che tutte le associazioni dei Paesi donatori organizzano in questo periodo. Il costo certamente non è delle stesse dimensioni di quello dell’Afghanistan, però è molto consistente: la spesa in questo caso è di oltre 157 milioni di euro.
Il comma 3 autorizza la spesa di 98 milioni e 548 mila euro per due missioni NATO, una in Kosovo, e l’altra nell’area più ampia, l’area balcanica, dove si cerca di assicurare il cessate il fuoco. Qui operano 840 militari con 309 mezzi terrestri e un aeromobile. Dopo il comma 4, di scarsa importanza, vi è poi la proroga, prevista dal comma 5, della partecipazione di personale militare, concernente l’impiego di 287 unità, 3 navi e 3 aeromobili, che svolgono attività di prevenzione e protezione contro azioni terroristiche e di pirateria, con una spesa di circa 21 milioni di euro. I commi successivi, fino al comma 11, prevedono proroghe di piccoli impegni in vari Paesi. Il comma 11 invece proroga l’intervento nel Corno d’Africa che – come hanno sottolineato i relatori – risulta essere molto importante perché l’Italia ha una funzione essenziale in quei territori anche per proteggere il trasporto degli aiuti umanitari a quelle sfortunate popolazioni che soffrono di inaudite carenze di acqua, di cibo (sono popolazioni sfollate); noi utilizziamo in quel frangente 762 unità, 3 navi e 5 aerei per una spesa di circa 48 milioni di euro. Anche nel Corno d’Africa la nostra missione ha carattere veramente fondamentale.
Vi sono altre missioni, meno importanti nel senso quantitativo ma importanti dal punto di vista qualitativo, che riguardano un teatro operativo più ampio, quello degli Emirati arabi, del Bahrain, del Qatar, con 93 unità di personale, 6 mezzi terrestri, e una spesa pari a circa 22 milioni di euro. Vi sono altre entità minori, ma comunque il nostro Paese in tutto investe in queste missioni la considerevole cifra di un miliardo e 405 milioni di euro (non è una cifra da sottovalutare). Di fronte ad una cifra simile, è chiaro che a qualcuno può venire la tentazione, in tempi di crisi economica, di cercare di tagliare. Forse qualcosa si può tagliare, razionalizzare in alcuni settori, ma il nostro impegno non può essere in questo caso eliminato.
È sufficiente svolgere un ragionamento più approfondito delle questioni e ripensare al significato della nostra presenza in questi Paesi. Il nostro Paese si trova nella Pag. 11zona ricca del mondo, fa parte dell’Europa, è una delle Nazioni più avanzate, anche se non è una grandissima Nazione come possono essere gli Stati Uniti d’America o anche la stessa Germania. È certo un dovere per tutti i Paesi del primo mondo e del secondo mondo, dell’Europa e dell’America, collaborare con le organizzazioni internazionali per aiutare i Paesi meno fortunati perché bisogna organizzare lo Stato e combattere il terrorismo che si diffonde in quei Paesi per le difficoltà che si trovano nella vita di ogni giorno e che dilania, quindi, il tessuto di quei territori e porta lutti e morte in continuazione attraverso autobombe, scontri tribali oppure azioni terroristiche di forze organizzate. Altri articoli del presente decreto-legge trattano questioni del personale dell’amministrazione; ce ne sono alcuni, per esempio, come è stato sottolineato giustamente dal relatore e anche dal Governo, che autorizzano l’utilizzo delle armi da sparo e di guardie giurate per periodi di dodici mesi per combattere la pirateria navale nelle zone a rischio, pirateria che è diventata ormai una prassi per determinati pirati che partono dal Corno d’Africa in generale, riuscendo ad imbattersi in navi sguarnite sotto il profilo della difesa, per poi recarsi verso i porti della Somalia e chiedere riscatti considerevoli. Questo è un fatto importante che, evidentemente, era già previsto in provvedimenti che si erano preparati in precedenza nell’ultimo anno dopo le vicende delle navi italiane il cui equipaggio è stato tenuto in ostaggio per decine di mesi. L’articolo 9, infatti, prevede, per esempio, i conferimenti di incarichi di consulenza a enti ed organismi specializzati che si ritengono indispensabili per realizzare gli interventi nei Paesi indicati. Noi non è che svolgiamo solo interventi di un certo tipo, ma, soprattutto, cerchiamo di favorire i processi di stabilizzazione e, per favorirli, abbiamo bisogno di personale esperto che possiamo non trovare all’interno dell’amministrazione. L’importante, però, è che non si ecceda e, comunque, si proceda subito alla proroga dei contratti in essere degli esperti di cooperazione allo sviluppo in quanto, senza questa proroga, si renderebbe impossibile qualunque attività di cooperazione prevista nello stesso decreto-legge che andiamo a convertire.
Come si può evincere, quindi, facendo attenzione e facendo anche qualche raccomandazione, la componente politica del gruppo Misto Grande Sud-PPA ritiene che non si possa recedere in questo campo, ma bisogna andare avanti e continuare ad aiutare questi Paesi sfortunati non solo fino a quando saranno presenti le nostre Forze armate in quei Paesi, ma anche successivamente.
E, pertanto, sosterrà questo decreto-legge e voterà favorevolmente quando si tratterà di convertirlo in quest’Aula.
Intervento in Aula del capogruppo di Grande Sud, On. Misiti, sulla discussione del disegno di legge: “Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215”
Publicato da Segreteria, 30 Gennaio 2012 alle ore 22:13
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