Nel giorno in cui si comincia a trasferire sulla nave olandese Nordstern, battente bandiera “Antigua e Barbuda”, tremila tonnellate di rifiuti napoletani, che il sindaco ovviamente considera un mezzo idoneo di smaltimento, c’è da preoccuparsi non poco per la situazione che si sta creando nella Capitale. Nessuno avrebbe potuto prevedere la crisi odierna dello smaltimento dei rifiuti a Roma nel 1986, quando la Regione Lazio approvò in Consiglio un piano regionale completo, preparato su convenzione nell’Università di Roma “Sapienza” da un gruppo di ricercatori esperti da me stesso guidati, come titolare della materia. Per tutti questi anni le diverse Giunte del Lazio e di Roma, in base a una sottocultura ambientale imperante, hanno tentato nuove vie, senza però riuscire a scalfire quel piano, che risulta ancora valido e in via di completa realizzazione.
Ciò premesso va segnalato che la discarica di servizio per i cinque impianti termici denominata “Malagrotta” è quasi esaurita e va sostituita al più presto, ma come per l’albero di Bertoldo non si riesce mai a individuare il sito. Le due Amministrazioni e lo stesso Prefetto Commissario, di cui la Città e la Regione non dovrebbero aver bisogno, sono costretti a “pietire” una proroga di sei mesi della chiusura di Malagrotta, sapendo pure ormai che nei sei mesi non si potrà risolvere nulla.
Gli impianti pubblici e privati sono stati realizzati o quasi ma sono inattivi, proposte serie per la discarica di servizio pure; e allora cosa aspettano le due Amministrazioni a bandire una gara per la ricerca di un’impresa nazionale o internazionale che smaltisca i rifiuti correttamente nella Regione?.
Non vorremmo che i due responsabili imitassero quello di Napoli e triplicassero come lui i costi, oggi molto bassi, inviando con nave in Olanda, Germania, Danimarca o in Norvegia i rifiuti di Roma, pagando così un alto prezzo a chi, trattandoli, riesce a produrre energia che a Roma e nel Lazio farebbe tanto comodo.