E’ passata qualche ora dalla firma dei nuovi sottosegretari nelle mani del premier Berlusconi. Il sottosegretario alle Infrastrutture Aurelio Misiti accoglie l’invito di conversare con Calabria Ora. Onorevole Misiti, anzitutto come commenta le riserve espresse dal Colle sulle vostre nomine? «Dal 14 dicembre in poi tanti voti di fiducia hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Queste nomine sono giunte dopo diverse votazioni e nel pieno e assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato».
C’è stata molta ironia per la cambiale politica del 14 dicembre che sarebbe andata all’incasso.
«Com’è noto io sono un uomo del fare. Ritengo che le opere pubbliche siano il fattore fondamentale per lo sviluppo di un Paese. L’ho fatto per l’Italia, in parte l’ho fatto per la Calabria, e vorrei farlo per tutto il Mezzogiorno in modo tale da eliminare il gap che purtroppo esiste al di là di tutte le chiacchiere ….».
Quindi?
«E’ ovvio che il mio principale obiettivo è realizzare l’alta velocità ferroviaria, da Salerno a Palermo, il Ponte sullo Stretto…».
Se ne parla da tempo.
«Un collegamento tra due realtà che qualche spocchioso dice che sono due realtà povere, ma che a mio parere possono diventare tra le più ricche del Paese».
E il completamento dell’autostrada?
«E’ stato un errore rinnovare l’autostrada sulla sede propria, bisognava fare un nuovo tracciato».
Lei è favorevole al pedaggio?
«Sì, i costi dell’opera vanno spalmati per 15-20 anni, su più generazioni».
Lato mare?
«Io penso che i porti meridionali abbiano un ruolo sempre fondamentale, Gioia Tauro e non solo; lo sviluppo dell’attività portuale turistica deve essere adeguato alle necessità ormai impellenti del sistema Italia».
Il ferro?
«Occorre completare e ammodernare il sistema ferroviario».
E le risorse?
«Se poi questi obiettivi si possono e si vogliono portare avanti con i fondi straordinari che ci vengono dai Fas io sono disponibile ad andare in quella direzione perché la critica maggiore che viene fatta alle regioni meridionali è proprio quella di non riuscire a spendere i finanziamenti che vengono offerti dallo Stato e dall’Europa».
I fondi Fas hanno preso altre strade.
«Questi finanziamenti Fas per il 50 % sono state già donate dal Mezzogiorno al resto del Paese nel periodo duro della crisi economica per la cassa integrazione…».
Tagli ma anche lentezze.
«Derivano dalla scarsezza dei fondi. Attenzione abbiamo dovuto mantenere un sistema di equilibrio, eravamo sul crinale di una crisi che ci poteva travolgere. Grazie alla laboriosità della popolazione italiana, grazie al sistema bancario che se vuole è stato anche tirchio ma che ha consentito alle nostre banche di non fallire come invece è accaduto altrove».
Tenere non significa svilupparsi.
«E’ questo il momento per svilupparsi. Il programma per lo sviluppo che è stato presentato nell’ultimo Consiglio dei ministri assomiglia molto al risanamento di una grande azienda. Come la Fiat di Marchionne. Io credo che l’avvio del piano del Sud, se opportunamente integrato dal Parlamento, dalle regioni e dalle grandi città, anche con lo strumento nuovo del federalismo, possa dare al Mezzogiorno benefici».
Bruno Gemelli