Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, il discorso del Presidente del Consiglio è stato naturalmente sintetico e, quindi, richiede certamente degli approfondimenti.
Nell’inserire gli argomenti nelle comunicazioni di oggi ha però evidentemente dimenticato qualcosa. In particolar modo, ha dimenticato quanto riguarda il nostro lavoro all’estero, lavoro, cioè, di emigranti. Infatti, il problema non riguarda soltanto gli immigrati: a tutt’oggi si pone anche una questione di emigranti, soprattutto intellettuali, ma di emigranti del passato. Credo che vada riconosciuto e apprezzato l’impegno, già profuso nella precedente legislatura, dei dodici deputati e dei sei senatori eletti all’estero. Questo, il Presidente del Consiglio probabilmente non l’ha ricordato, questa mattina.
Gli argomenti che ha appena sfiorato – e che mi sembra debbano essere approfonditi – sono soprattutto quelli relativi al Mezzogiorno e alla ricerca scientifica e tecnologica. Quindi, è giusto parlare di Mezzogiorno, di emigrazione, ma anche di federalismo. Infatti, è necessario sapere che non solo – come qualcuno ha detto e come è stato ampiamente trattato anche nelle comunicazioni rese – il Mezzogiorno non va assistito, ma al Mezzogiorno deve essere riconosciuto ciò che è del Mezzogiorno.
Le definizioni comunque utilizzate nelle comunicazioni – se sincere – sono apprezzabili e degne di essere effettivamente discusse. La mia opinione è che questi due temi (Mezzogiorno e ricerca scientifica e tecnologica) sono strettamente legati e interdipendenti. I Paesi in via di sviluppo sono quelli che stanno dando il maggior contributo allo sviluppo della scienza e della tecnica. Noi abbiamo questa occasione nel nostro Mezzogiorno.
Il riconoscimento che il sud è una grande risorsa per il Paese, fatto da eminenti studiosi, ma anche dal Governatore della Banca d’Italia, va accompagnato da alcune decisioni di fondo. La prima decisione che deve essere assunta – è solo accennata, un po’ con il fioretto, nelle comunicazioni del Presidente – è una guerra senza quartiere a tutte le mafie, in tutte le loro espressioni, con risorse umane e materiali da aggiungere a quelle attuali a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura.
Per il sud deve essere poi previsto l’immediato avvio della realizzazione dei due corridoi europei che portano i numeri 1 e 8, oltre al corridoio n. 5 che è indispensabile per l’economia della Val Padana. Se noi pensassimo che ci si debba limitare esclusivamente al corridoio n. 5 continueremmo ad accrescere la forbice tra nord e sud. Noi vogliamo far diminuire questa forbice e, in tale quadro, vanno previsti investimenti consistenti. In primo luogo, nel corridoio n. 1 va portata avanti l’alta velocità ferroviaria da Napoli a Palermo.
Non si può quadruplicare, sestuplicare la ferrovia fino a Napoli e prevedere esclusivamente l’adeguamento dell’unica ferrovia in riva al mare che va da Napoli a Reggio Calabria e da Messina a Palermo. In tale quadro, debbono essere previsti investimenti adeguati per il grande porto di Gioia Tauro e debbono essere previste anche norme nuove che consentano lo sdoganamento in loco delle merci provenienti dall’oriente. Noi abbiamo in questo porto la captazione e il trattamento di circa il 10-12 per cento dei container che attraversano il Mediterraneo, mentre il resto d’Italia raggiunge la percentuale del 5 per cento.
Dobbiamo assolutamente far crescere queste percentuali, perché quella ricchezza che passa nel Mediterraneo, non possiamo soltanto osservarla; dobbiamo creare le condizioni perché questa ricchezza entri in Italia, a partire da Gioia Tauro e dalla Calabria.
Così pure – e concludo signor Presidente – è necessario investire sull’università e sui centri di ricerca, soprattutto meridionali, perché da questi si può partire considerandoli come motori dell’innovazione e dello sviluppo. Gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione devono almeno raddoppiare nel prossimo quinquennio. Questo è il modo per affrontare le questioni: con la prevenzione, anche con riguardo alla scienza e alla tecnologia per prevenire i terremoti. Oggi il mio pensiero va alle decine e decine di migliaia di morti nel terremoto in Cina. Se noi in Italia non miriamo ad un investimento per la prevenzione dei terremoti saremo sempre costretti a rincorrere dopo l’evento. Ma dopo l’evento non c’è altro che il pianto e la riparazione dei danni, che spesso non può avvenire.
Ufficio Stampa
Italia dei Valori Calabria