La manifestazione di protesta dei cittadini dell’Aquila, che è stata affrontata con modalità eccessive di contrasto, dimostra che essi hanno capito il difetto storico della classe dirigente italiana. I numerosi terremoti dell’ultimo mezzo secolo sono stati trattati sempre con le stesse modalità: interventi buoni ed esaustivi nella fase di emergenza, quando è massima l’emotività dei cittadini; risposta più o meno inadeguata nella fase della ricostruzione e del ripristino dei territori colpiti.
Lo ha dichiarato l’on. Aurelio Misiti, portavoce nazionale del Movimento per le Autonomie.
Così è avvenuto in Sicilia, in Irpinia, in Friuli, in Umbria, a San Giuliano di Puglia e per ultimo all’Aquila. Man mano gli interventi di emergenza sono stati sempre più efficaci ed efficienti, si è passati dai container alle case prefabbricate, alle ultime costruzioni, più confortevoli, dell’Aqulila, ma niente di più. I fondi messi a disposizione dallo Stato sono stati sempre di molto inferiori alle necessità reali e sono stati versati col contagocce nelle varie finanziarie.
Tutto questo – ha aggiunto Misiti – deve indurci a cambiare registro. È necessario passare da una politica dell’attesa dell’evento catastrofico, che certamente continuerà a verificarsi, ad una politica di prevenzione che preveda stanziamenti annuali e regole applicative sempre uguali e utilizzabili in ogni caso, in modo tale che esse possano essere applicate senza ricorrere alle solite giuste lamentele per le deficienze dello Stato.
In ogni bilancio annuale – propone il portavoce MPA – vanno previsti capitoli di spesa finalizzati ai futuri eventi, e la previsione di regole certe e standardizzate in materia di esenzioni fiscali e altre agevolazioni per i cittadini e gli enti colpiti dagli avvenimenti calamitosi.