di Aurelio Misiti, commissario MPA Calabria
Sono molto significative le parole con le quali il Procuratore di Palmi ha commentato questa mattina i risultati dell’operazione “Riconquista”, che ha consentito di stroncare nella Piana di Gioia Tauro un traffico di armi e droga gestito da alcuni esponenti della comunità Rom.
Il Procuratore Creazzo ha specificato che “non si sarebbe potuto eseguire questa inchiesta di particolare allarme sociale senza l’ausilio delle intercettazioni telefoniche ed ambientali”.
È la dimostrazione lampante che, soprattutto in alcune zone del Paese, la magistratura e le forze dell’ordine riceverebbero un danno enorme se il disegno di legge sulle intercettazioni fosse approvato con la formulazione ancora oggi ipotizzata. E non sembrano di certo sufficienti a superare le perplessità sulla struttura della legge le modifiche che il Governo sembra disposto a valutare sotto la pressione dell’opinione pubblica e di molte forze politiche, tra cui il Movimento per le Autonomie, che ribadisce la preoccupazione per le conseguenze sul contrasto al crimine organizzato che la limitazione di questo strumento potrebbe comportare.
E’ bene identificare ogni soluzione idonea a tutelare la riservatezza delle persone coinvolte nelle intercettazioni, soprattutto quando si viola la sfera privata, familiare e sentimentale. Bisogna individuare e sanzionare chi rende pubblici atti riservati della magistratura, prima che siano messi nella disponibilità delle parti. Ma tutto questo non può in alcun modo provocare un indebolimento degli strumenti più funzionali nella lotta alla criminalità.
Il rischio inoltre è anche quello di limitare il diritto dei cittadini ad essere informati in modo tempestivo e completo. E nella società della comunicazione globale, in cui grazie a strumenti come i social network negli ultimi mesi è stato possibile essere informati in tempo reale di quanto stava accadendo in zone del mondo interessate da guerre e violenze, in paesi dove l’accesso alla rete è limitato e filtrato dal controllo censorio di regimi autoritari, non è possibile immaginare che la libera espressione del pensiero e il diritto all’informazione possa in alcun modo essere sottoposto a limitazioni in una nazione come l’Italia.
In questa luce va salutata con gioia la nascita di un quotidiano di informazione on line edito dal sindacato dei giornalisti della Calabria, che sarà presentato il prossimo 11 giugno a Reggio alla presenza del presidente nazionale delle Federazione della stampa italiana, Franco Siddi.
La FNSI proprio in questi giorni sta svolgendo un formidabile ruolo di collettore delle varie istanze che nel Paese nascono a difesa della libertà di informazione che MPA sente di dover sostenere sino in fondo, in Parlamento e nell’opinione pubblica.
Una società, quella italiana, che spesso stenta a impadronirsi degli strumenti che la legge mette a disposizione dei cittadini a difesa della propria sicurezza e dei propri diritti. Specialmente in Calabria, purtroppo, questo avviene ancora in troppe circostanze. La nostra è la regione in cui abbiamo assistito alle manifestazioni di solidarietà a favore dei boss arrestati e in Calabria capita anche, molto spesso, di non trovare la piena collaborazione dei cittadini a sostegno del lavoro di magistrati e forze dell’ordine.
Alle riflessioni sulle intercettazioni, il dr. Creazzo oggi ha pure aggiunto il particolare che, “tra le persone colpite da richiesta estorsiva da parte dell’organizzazione criminale, figurano anche due imprenditori edili i quali, sollecitati dagli inquirenti a collaborare, hanno opposto un netto rifiuto”. È triste dover registrare ancora un simile atteggiamento, dettato certo dalla paura ma anche da una sostanziale assuefazione alle prevaricazioni e ai ricatti mafiosi.
Si tratta di un problema importante ma anche difficile che la Calabria non sempre riesce ad affrontare con la necessaria unità e determinazione. Chi come noi conosce la realtà di questa regione sa bene che purtroppo non si tratta di casi isolati. È piuttosto una piaga della regione che conta ad esempio il minor numero di pentiti. Qui gli investigatori incontrano qualche volta un clima di ostilità proprio a ragione della complessità del tessuto sociale e della difficoltà a trovare collaborazione da parte dei cittadini.
Fortunatamente però anche in Calabria non mancano gli esempi positivi, come quello del Movimento donne di San Luca che presto realizzerà nel centro aspromontano, universalmente riconosciuto come una delle roccaforti della ‘ndrangheta, due laboratori per la salvaguardia e la valorizzazione di due antichi saperi della Calabria: il lavoro artigianale col telaio antico e il ricamo artistico e la produzione di saponi ispirati ai profumi della regione.
Si tratta di stimolare tutte le buone iniziative da parte delle forze politiche, sociali, culturali, imprenditoriali che insieme alle istituzioni si vogliono battere per valorizzare molto di più le luci e ridurre le ombre, non solo con la costante azione repressiva portata avanti da magistratura e forze dell’ordine, su cui bisogna puntare comunque, ma con una sempre più incisiva attività di formazione e di informazione che crei le basi per un diffuso sviluppo occupazionale giovanile, che allontani la tentazione del guadagno facile offerto senza alcuno scupolo dalla criminalità ai nostri ragazzi.