L’unica vera riforma strutturale della manovra doveva essere l’abolizione delle province con un numero di abitanti inferiore a 220 mila. A quanto pare la violenta reazione della Lega Nord e il messaggio corporativo ricevuto da tutte le regioni e dalle province interessate hanno fatto cambiare parere al Governo, minando così la credibilità dell’intera manovra.
Ma l’Italia dimostra il suo provincialismo bipartisan anche su un altro aspetto, che è quello del pedaggio stradale. L’opposizione generalizzata ai pedaggi stradali e autostradali preannunciati, in particolare sul raccordo anulare, compresa la Roma – Fiumicino, e sulla Salerno – Reggio Calabria, deriva dalla convinzione che una tale presa di posizione sia portatrice di consenso. Il pubblico infatti crede ingenuamente che le autostrade o le strade senza pedaggio non hanno costi di gestione. I costi invece ci sono eccome, e nella fattispecie vengono affrontati con fondi del Tesoro pagati da tutti i cittadini, compresi i meno abbienti. Il pedaggio sarebbe certamente molto più corretto perché i costi sarebbero pagati solo da chi usa le strutture.
Discorso a parte merita certamente la Salerno – Reggio che purtroppo è stata per trent’anni senza pedaggio, dimostrandosi in conseguenza non all’altezza del compito, per le difficoltà dell’Anas di affrontare la manutenzione, soprattutto quella straordinaria. È chiaro che la scelta sciagurata di rinnovare l’autostrada sullo stesso tracciato ha comportato enormi effetti negativi sull’economia delle regioni e degli stessi utenti. Per questo il pedaggio non può non essere rimandato al momento in cui l’autostrada sarà completata.