Gazzetta del Sud
Si rimane veramente esterrefatti e increduli di fronte allo sfacelo della Campania e della nobile città di Napoli. Una tale situazione, al di là delle cause su cui ci soffermeremo più avanti, richiederebbe una vera presa di coscienza delle proprie responsabilità dei due massimi responsabili politici campani: il Presidente Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Invece, le loro dichiarazioni di questi giorni ci lasciano veramente turbati. Essi ancora una volta scaricano su altri responsabilità proprie senza alcuna autocritica. Ma che si aspetta il morto?
Ora è noto che nel nostro paese la responsabilità dello smaltimento dei rifiuti è degli EE. LL., che hanno il dovere di seguire i piani regionali. lo Stato può intervenire in casi eccezionali e su richiesta dei “governatori” e dei sindaci. In questi casi si registra il fallimento della gestione regionale della “cosa pubblica”. Il Governo e il Parlamento devono prendere atto di questo fallimento e agire con provvedimenti anche autoritari. Ne va della dignità della Nazione di fronte al mondo. Ma quali sono le cause di tanto caos?
Le tre parole chiavi sono: pseudocultura, pseudopolitica e mafia, che in questo caso prende il nome di camorra.
Gli sforzi dei ricercatori italiani hanno prodotto risultati eccellenti, ma questi sono rimasti patrimonio di gruppi ristretti, mentre la massa dei cittadini, specialmente meridionali, comprendente i politici, gli insegnanti e purtroppo anche i medici, è stata raggiunta da una pseudocultura senza basi scientifiche, che ha instillato tali paure nella mente della gente da rendere difficile ogni ragionamento razionale. Purtroppo il morbo campano si potrebbe diffondere anche nelle altre regioni commissariate, tra cui la Sicilia e la Calabria. In quest’ultima Regione ci sono sintomi inquietanti. Ad esempio la divisione tra Calabria Nord e Calabria Sud avrebbe dovuto portare a due sistemi di smaltimento complementari risolutivi per la Regione. Ebbene in Calabria Nord non si è riusciti a trovare i siti non solo per l’inceneritore ma nemmeno per le stazioni di trasferenza dei rifiuti.
La Regione ha perduto così investimenti privati e pubblici per oltre trecento milioni di euro e i rifiuti vagano per le strade della Regione.
Si faccia pure il raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro, che può senz’altro servire anche Reggio Calabria e Catanzaro ma si avvii subito la costruzione di quello di Calabria nord, non guardando in faccia nessuno. Il messaggio ai sindaci che manifestano contro gli inceneritori deve essere chiaro. Va spiegato loro che un sistema di smaltimento integrato di rifiuti ben gestito (raccolta differenziata secondo le potenzialità del mercato delle materie seconde come vetro, carta e plastica, produzione di ammendante organico per l’agricoltura, incenerimento del combustibile da rifiuti con produzione di energia termica ed elettrica, discarica ben gestita dei residui di lavorazione), non comporta alcun effetto negativo sull’ambiente e sulla salute. Ciò è dimostrato in tutto il mondo civile.
Perché mai il Mezzogiorno d’Italia, che ha a Napoli, Palermo, Salerno, importanti studiosi della materia non ci dovrebbe riuscire?
E allora volgiamo in positivo la vicenda campana e facciamo un passo avanti verso la civiltà del XXI secolo, sconfiggendo l’inciviltà e la mafia sul campo e non nei convegni sulla ecosostenibilità alla campana.
Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori