Osservatorio del 23 aprile 2010

SCONTRO FINI – BERLUSCONI. BOSSI: FUORI FINI O FINE DELL’ALLEANZA

La “lunga marcia” di Fini verso l’area politica liberaldemocratica non ha subito certo uno stop dalla direzione del PdL ma un’accelerazione. Gianfranco Fini, già capo di un partito (MSI – AN) che non brillava certo per democrazia interna, mentre si sta sempre più ricredendo e avvicinando alla democrazia liberale, ieri si è trovato in una situazione veramente paradossale: il suo primo “sdoganatore”, centrista liberal di un tempo, gli ha rimproverato di non voler praticare il centralismo democratico di stampo leninista. Il presidente del PdL si è convertito da tempo al centralismo democratico, forse in omaggio al suo strettissimo compagno di festini Wladimir Putin.
Il presidente della Camera ieri ha messo da parte il suo abituale aplomb e ha gridato come allo stadio: “che fai, mi cacci”? Non subito, certo, ma presto, avrà pensato il Cavaliere.
C’è da dire che senza i parlamentari amici di Fini il PdL non reggerà il confronto con il centrosinistra e su questo il premier valuterà i comportamenti del suo nuovo avversario.
Lo scontro di ieri, inedito e senza mezzi termini, ha lasciato interdetti alcuni osservatori e politici, ma altri come i centristi dell’UdC, i sudisti, gli amici di Rutelli e molti altri ancora, hanno apprezzato due cose: l’attacco alla Lega nord e la linea meridionalista del presidente della Camera. In coro affermano: sono anni che diciamo le stesse cose. È vero, ma Fini parla ancora convinto del bipolarismo, che è scivolato in bi-populismo, gli altri invece sono convinti che un bipolarismo così si trova già alla frutta. E intanto Tremonti ride e Bossi, nell’incontro di oggi, dirà a Berlusconi: fuori Fini o fine dell’alleanza.

IL PD CALABRESE AL BIVIO

Oggi si riunisce la direzione regionale del PD calabrese. ProCalabria dopo aver compiuto un atto apprezzato da molti, avendo aperto credito al vincitore, augurandogli di fare bene, vuole inviare agli amici “sconfitti” del PD calabrese non solo gli auguri sentiti di buon lavoro ma un messaggio concreto che va dritto nel merito.
Il PD, unico dei cinque gruppi politici presenti in Parlamento che ha fatto della partecipazione democratica una bandiera, dovrà stare attento a non commettere l’errore opposto a quello dei partiti cosiddetti “padronali”, dove un uomo comanda e basta. Le discussioni sono spesso proficue, però lo sono certamente se si fanno su progetti politici riguardanti la soluzione dei problemi dei cittadini, altrimenti non servono.
Se si tratta soltanto di sostituire il segretario regionale o di decidere sul capogruppo al Consiglio e non l’approvazione di una linea politica costruttiva per il bene della Calabria, allora vuol dire che lo sforzo di migliaia di militanti è stato vano.
Noi di ProCalabria auguriamo invece a questo partito non solo di strutturarsi bene ma di trovare una linea politica che consenta di poter governare la regione anche dalla opposizione e dal territorio, considerato che la stragrande maggioranza dei sindaci è di centrosinistra, come pure tre province su cinque, che rappresentano l’ottanta per cento della regione.
È fondamentale quindi il progetto politico e una opposizione radicale si sui principi ma propositiva e costruttiva sulle cose concrete nel Consiglio regionale.



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