I PARADOSSI DELLA POLITICA
Non c’è dubbio che le recenti elezioni regionali e amministrative abbianno dato buoni risultati al centrodestra che, al governo del Paese, non ha subito gli effetti della crisi economica come ad esempio è capitato al centrodestra francese. Alcuni dicono che ciò sia potuto avvenire perché il Governo ha lavorato soltanto due anni e che al quinto anno gli italiani reagiranno come nel 2005 e nel 2008, abbandonando chi ha governato.
Sarà così ma io stento a capire questa anomalia italiana se non ci metto qualcosa di mio. Mi permetto di ritenere che la crisi non abbia ancora inciso sugli equilibri tra destra e sinistra perché il Governo ha fatto una “operazione” dimostratasi vincente. È stato accontentato il Nord ricco con i fondi del Sud, destinati ad opere durature, la cui mancanza non è stata percepita dai cittadini meridionali. Infatti i fondi destinati a infrastrutture della Calabria e della Sicilia sono stati utilizzati per abolire l’Ici sulla prima casa dei più abbienti. I fondi per le aree sottoutilizzate – FAS – hanno pagato la cassa integrazione a un grandissimo numero di lavoratori del Nord, e così via.
Il Nord così ha visto in Tremonti e nella Lega il proprio pacchetto difensivo, mentre il Sud non si è accorto della crisi (tanto stava già male) se non marginalmente in qualche polo industriale. I partiti di governo sono stati complici silenti, mentre le opposizioni erano occupate a litigare. Ma, ironia della sorte, chi vince spesso esplode. Il PdL è in grave crisi e rischia la scissione; il PD ammalato improvvisamente respira.
La domanda per noi calabresi è: il vento di crisi arriverà in Calabria? Scopelliti starà con Fini o con Berlusconi? Con Bocchino o con La Russa? Insomma, la guerra si è spostata dal comparto dei vinti a quello dei vincitori. Sono i paradossi della politica.
“I LEGHISTI FANNO I BUFFONI PER SDOGANARE IL RAZZISMO”
È la tesi di una ricercatrice di origini italiane del CNRS di Francia (intervistata oggi da “Liberazione”) sviluppata in un libro che si può tradurre così: “L’idiozia in politica, sovversione e neo-populismo in Italia”. Il libro è dedicato alla nascita e alla crescita della Lega Nord. Ella dice: “vi sono stretti legami tra le province bianche della DC anni cinquanta in cui aveva credito un vero e proprio autonomismo del Nord e il territorio amministrato dalla Lega”. La ricercatrice così continua: “la Lega riesce ad avere successo perché non incarna la critica della politica ma la sua parodia. Scimmiottando il potere in qualche modo contribuisce alla dissoluzione del sistema stesso, non al suo rilancio. Nella strategia comunicativa dei suoi leader, vi è un uso cosciente del registro buffonesco, del carnevalesco, della maschera. Bossi e Maroni hanno studiato a fondo la cultura dialettale che è servita a creare un sentimento di appartenenza identitaria. In ogni singolo territorio la Lega ha riattivato degli stereotipi che creano legame sociale, un po’ come delle bandiere. A un certo punto anche il raffinato prof. Tremonti è arrivato a dichiarare: “noi siamo gente semplice, poche volte ci capita di leggere un libro”. Recitare la parte dei finti sciocchi serve per sentirsi autorizzati a pronunciare qualsiasi cosa. Presentare il discorso razzista facendo uso del registro comico è una delle strategie tipiche dell’estrema destra”.
Queste sono le ragioni perché una Lega del Sud non va bene. Noi invece vogliamo creare le condizioni per una forza politica, anche autonoma, ma tesa ad affermare le ragioni del Sud, per eliminare la zavorra dell’assistenzialismo e della clientela, che sono le basi della malavita. Noi vediamo il Mezzogiorno come secondo motore della ripresa e non palla al piede dell’Italia.