di Aurelio Misiti
Dopo le elezioni regionali si può proseguire nel progettare un’area politica di “centro radicale” che trascini la Calabria verso la normalità?
La risposta è positiva se si approfondiscono le dinamiche politiche elettorali e le caratteristiche degli eletti nel Consiglio Regionale.
Attualmente le forze politiche potenziali di questa area sono sparse; se ne trovano infatti nell’UDC, dove più ampio è il legame con l’elettorato moderato senza essere di destra , ma anche in IDV, Alleanza per la Calabria, Insieme per la Calabria, Slega la Calabria, Autonomia e Diritti e persino nelle due liste dei partiti maggiori.
Queste forze vanno unificate attraverso elaborazioni culturali che prescindano dall’appartenenza ai due schieramenti.
Banchi di prova saranno i punti comuni dei programmi elettorali:
– politica della salute;
– politica dell’occupazione;
– lotta senza quartiere al potere mafioso e criminale;
– valorizzazione dell’industria turistica attraverso un sistematico miglioramento infrastrutturale al suo servizio;
– valorizzazione delle tre grandi aree metropolitane ciascuna con le sue caratteristiche:
Reggio e la città dello Stretto con Taormina, li isole Eolie, l’Aspromonte e il porto di Gioia Tauro. Punti di attrazione dell’interro mediterraneo.
Catanzaro – Lamezia come fulcro burocratico in senso moderno di “capitale regionale” che amplifichi e valorizzi le grandi potenzialità della costiera del Vibonese, le Serre, il soveratese, la Sila catanzarese e gli immensi giacimenti culturali e le tradizioni artigianali – industriali del crotonese.
Cosenza – Rende come grande parco della cultura e della scienza, al centro dei grandissimi parchi ambientali della Sila e del Pollino. La valorizzazione della nostra religione attraverso S. Francesco di Paola (venerato nel mondo) e la tradizione bizantina del rossanese, nonché le grandi potenzialità marinare di Corigliano.
Questa Calabria dovrebbe essere cucita da un comune sentire, legato dall’antica cultura greca e medioevale, per potere sperare di rincorrere la “normalità”.
Su questi temi è necessario un continuo confronto che porti a scelte condivise dal nostro popolo.