Per i lavori sull’A3 serviva viabilità per i cantieri

Secondo Misiti avrebbe evitato la chiusura
Il Quotidiano della Calabria
Abbiamo chiesto all’on. Aurelio Misiti, parlamentare di Italia dei Valori, gia Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Direttore del Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade dell’Università Sapienza di Roma, un parere in merito all’emergenza sull’A3 e in particolare sulla scelta effettuata da parte dell’ANAS di costruire una nuova autostrada tra Gioia Tauro e Villa S. Giovanni, utilizzando massicciamente la vecchia per la viabilità di cantiere, con conseguenze catastrofiche sulla regolarità dei trasporti in tutta l’area tirrenica.
<<Il tratto in questione – spiega il parlamentare – è uno dei nuovi progettati quasi completamente fuori dell’attuale sede. Di conseguenza il progetto doveva prevedere la provvisoria realizzazione di una viabilità di cantiere parallela e collegata in ogni vallone con le zone interessate ai nuovi viadotti e alle nuove gallerie. Ciò avrebbe comportato spese ulteriori ma contenute nel quadro economico di progetto. Realizzando in questo modo la nuova arteria si è seguita la strada apparentemente più semplice e meno costosa che ha condannato invece ad un ridimensionamento dell’economia meridionale per almeno un ventennio. Nel tratto in questione è possibile ancora ricorrere ad un utilizzo finalizzato delle “spese in economia” del quadro economico, senza modificare il totale dell’investimento. Ciò consentirebbe di non avere ricadute economiche negative nel territorio, risolvendo le problematiche dei cantieri all’interno del progetto stesso>>.
Sembra però che la soluzione sostenuta da Misiti non sia stata approvata a suo tempo e quindi oggi trova ostacoli insormontabili sia nel Governo che nell’ANAS. In questo caso cosa si dovrà fare?
<<La mia proposta tecnica di allora di realizzare tutta la nuova autostrada fuori sede è stata avversata dagli ambientalisti soprattutto del Vallo di Diano in Basilicata e quindi il Governo di allora ha ignorato le ragioni del Mezzogiorno e ha accettato di allargare e adeguare la vecchia A3. Le conseguenze economiche di quella scelta sono sotto gli occhi di tutti. Se si dovesse procedere alla chiusura tra Gioia Tauro e Scilla della carreggiata nord per anni, allora vanno effettuate delle scelte che comporteranno certamente altri costi per la collettività. Intanto va realizzato quanto Italia dei Valori di Reggio Calabria ha già proposto relativamente ai pendolari>>.
<<Sembra – aggiunge Misiti – che le nostre proposte di istituire un servizio di metropolitana tra le stazioni di Rosarno, Eranova, Gioia Tauro e Reggio Calabria, costruendo tre parcheggi custoditi a ridosso delle stazioni siano state accolte dal Ministero dei Trasporti e dalle Ferrovie dello Stato. Per il trasporto relativo ai mezzi pesanti, va scartata, secondo me, l’ipotesi di utilizzo del porto di Gioia Tauro per ragioni di tempistica e soprattutto di funzionalità, è possibile risolvere il problema utilizzando il porto di Vibo Valentia. I collegamenti dell’A3 al porto saranno assicurati dall’uscita di Pizzo per i veicoli provenienti dal Nord e da una entrata da Sud presso la stazione di servizio Pizzo Ovest da collegare con la viabilità esistente. Una soluzione di questo genere, con opportuni interventi di manutenzione straordinaria del sistema viario e di previsione di spazi per il ricovero temporaneo degli autoveicoli, potrebbe divenire permanente con effetti duraturi sull’economia di quel territorio e sulla mobilità nell’intero sistema viario calabrese. Soluzione di supporto può essere anche rappresentata dal porto di Corigliano, in particolare per raggiungere direttamente l’area di Catania e per servire la direttrice adriatica-jonica.
Va esclusa senz’altro una soluzione più a Nord, come Napoli o Salerno, che potrebbe far fronte soltanto ad una percentuale minima e quindi non valida economicamente dell’immensa necessità di trasferimenti che nascerà dalla chiusura annunciata del tratto autostradale>>.

Michele Albanese



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