AURELIO MISITI: SERVE TERAPIA D’URTO PER LA CALABRIA

Calabria Ora – 3 Marzo 2010


TERAPIA D’URTO PER LA CALABRIA

Presentate le liste occorre un passo avanti della politica con la P maiuscola. Nessuno pensi di vincere le elezioni con falsi scoop o minacce; i cittadini  calabresi non ci cascheranno. Va superato il solito lamento di essere abbandonati dallo Stato o quello di essere nelle mani della magistratura. La persona che ha scelto di fare politica deve essere pronta al sacrificio e capace di elaborare proposte e non solo proteste come sempre di più fanno i professionisti delle denunce. Alcuni di loro sono diventati proprio stucchevoli specialmente se si tratta di magistrati falliti nel loro lavoro che pensano ingenuamente di riuscire in politica. Costoro dovrebbero sapere che chi non è capace di gestire il proprio “mestiere” non può certo riuscire a gestire la Comunità. Occorre invece una grande capacità di interpretare i bisogni dei cittadini e di riuscire a fare sì che lo Stato possa garantire una vita “normale”. La missione del politico dovrebbe essere questa e non quella di favorire il proprio gruppo o addirittura il proprio congiunto con ogni mezzo, spesso anche illecito.
I media si attardano sulla regolarità delle liste o “sull’esame del sangue” di ogni singolo candidato. Tutte iniziative lodevoli, basate sul diritto inalienabile alla libera informazione. Ma a mio modo di vedere occorre soprattutto uno scatto di reni sui programmi, di cui non si parla quasi più.
Noi di ProCalabria, sostenitori della lista “Alleanza per la Calabria”, vogliamo invece parlare di proposte e di programmi.
Il primo punto è la guerra alla criminalità organizzata, che va conclusa con la vittoria delle forze dell’ordine e della civiltà, altrimenti la rinascita della Calabria rimarrà solo un sogno. Occorre in primo luogo creare un terreno sfavorevole al crimine; i lavoratori e gli imprenditori devono essere consapevoli del pericolo. Nessun cedimento va tollerato.
Mi spiace constatare purtroppo che alcuni imprenditori non comprendano  che il solo pagamento del “pizzo” alla ‘ndrangheta rappresenta una oggettiva collusione e per giunta diviene un esempio negativo gravissimo, specialmente per i giovani. Chi, a conoscenza dell’illecito, si ostina a non invitare costoro a denunciare alle autorità non può candidarsi a gestire la “cosa pubblica”.
La ‘ndrangheta va colpita prima di tutto facendo il vuoto intorno e combattendola frontalmente per eliminarla.
In una guerra di questo tipo ci sono i “morti” e i “feriti”  tra i combattenti ma è la sola via conosciuta.
I tanti Masciari che a Vibo Valentia e in Calabria hanno perduto aziende da trecento dipendenti, i Saffioti che vivono nei bunker di Palmi, sono veri eroi del nostro tempo. Quelli che pagano per il quieto vivere costituiscono invece linfa per la malavita.
Un secondo punto di programma non può non riguardare l’occupazione sia giovanile che di “ritorno”. E qui occorre grande fantasia.
Il Mezzogiorno arretrato può ripartire, con la sconfitta della malavita, solo se si verificano due condizioni:
–    L’attrazione degli investimenti privati attraverso temporanei accordi sindacali a tre: governo, imprenditori e lavoratori, che possano rendere la produzione di beni competitiva rispetto alle altre aree del nostro Paese.
–    L’“assistenza dello Stato” si deve tradurre soltanto in investimenti sulla ricerca e l’innovazione tecnologica, utilizzando in loco le enormi risorse intellettuali giacenti negli atenei meridionali.

Il terzo punto di programma è rappresentato dall’obiettivo di creare le condizioni per una elevata qualità della vita.
In primo luogo una profonda modifica della sanità, separando nettamente la decisione
politica dalla gestione delle strutture sanitarie. Essa va perseguita elevando la qualità delle prestazioni tanto da favorire l’immigrazione sanitaria invece che l’emigrazione. Occorre un sussulto culturale volto al miglioramento del livello degli altri servizi essenziali come i cicli integrali dell’acqua e dei rifiuti urbani, agricoli e industriali.

Infine il recupero e la tutela del territorio, eliminando le brutture dello spontaneismo abusivo del dopoguerra; ciò è la base della difesa degli abitati dai fenomeni disastrosi naturali come le alluvioni, le frane e non ultimi i terremoti.


On. Aurelio Misiti
Presidente ProCalabria



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