Gazzetta del Sud
A prescindere dagli effetti dei cambiamenti climatici che si potranno avere nei prossimi decenni, che, a tutt’oggi, la scienza non è in grado di prevedere, non si può non essere d’accordo con coloro che ritengono assolutamente giusto che ogni essere umano abbia diritto di emettere nella “discarica-atmosfera” lo stesso quantitativo di gas inquinanti.
In base a questo principio ho avanzato la proposta in Parlamento che l’anidride carbonica scaricata in atmosfera venga misurata per aree omogenee.
In una prima fase: nel Nord, Centro, Sud, Isole; in una seconda: in ognuna delle Regioni e successivamente nelle singole aree sub-regionali.
La Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera ha accolto la mia proposta nel parere emesso il 18 luglio scorso sul Codice degli Appalti; di conseguenza il Governo applicherà il deliberato della Commissione.
Ho avuto assicurazione inoltre che, sulla base di una mia precedente sollecitazione al Ministro dell’Ambiente, l’APAT (Agenzia per la protezione dell’Ambiente e del Territorio) sta procedendo alla misurazione di gas “serra” per Regioni.
Il lettore si chiederà a che cosa miri tutto questo. E’ presto detto. L’Italia ha sottoscritto il Protocollo di Kyoto, che impone al nostro paese una riduzione delle emissioni di gas “serra”, entro il 20012 del 6,5% rispetto a quelle del 1990. Tra questi gas il più presente risulta l’anidride carbonica, con formula chimica CO2.
L’emissione di tale gas, che proviene dal traffico automobilistico, dalla vita umana ed animale e dall’attività industriale, invece di diminuire è aumentata al 2005 del 13,5%, mentre l’insieme dei gas “serra” registra un incremento del 12,1%.
Gli altri grandi paesi europei, esclusa la Spagna, sono vicini al traguardo, mentre l’Italia sta allontanandosi. E’ vero che, dopo 15 anni, finalmente nel 2006, si è registrata una diminuzione dell’1,5%, ma non vorrei si trattasse di un evento congiunturale e non strutturale, come si deve augurare il nostro paese.
Fa bene il Governo a vantare il successo ma sarebbe più giusto condividerlo con le forze culturali, imprenditoriali, sindacali e politiche, che negli ultimi tempi, ciascuno nel proprio campo, hanno lavorato nella direzione giusta.
Una riduzione annuale così modesta, tuttavia, non consentirà all’Italia di evitare una salatissima “multa” di almeno due miliardi di euro l’anno, a partire dal 2008 fino al 2012. Dopo tale data o ci adegueremo alla nuova realtà o saremo puniti ancora più pesantemente. I paesi non virtuosi, infatti, dovranno acquistare i “crediti ambientali” da quelli che usano di meno l’atmosfera come discarica di emissione di gas inquinanti. Si pone quindi il tema di un nuovo rapporto tra paesi ricchi e paesi poveri. I primi saranno obbligati a ristrutturare le loro economie mentre i secondi saranno chiamati a svilupparsi, utilizzando tecnologie innovative grazie ai crediti ambientali provenienti dai paesi ricchi.
Se tutto questo avverrà negli scambi tra Nord e Sud del mondo, nei paesi squilibrati come l’Italia si porrà lo stesso problema tra le sue diverse aree.
on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it