Il Consiglio regionale, nella seduta di lunedì 21, ha rimandato la discussione sulla nuova legge elettorale, segno evidente che in Conferenza dei capigruppo non è stata raggiunta una larga maggioranza sui punti più delicati della riforma: dalle soglie di sbarramento di lista e di coalizione, all’esigenza di individuare uno strumento per garantire una maggiore presenza femminile in Assemblea; dai consiglieri supplenti, alla necessità di assicurare rappresentanti in Consiglio a tutte le province, sino all’abolizione del listino.
È sempre difficile cambiare le regole del gioco, soprattutto se il tentativo viene fatto a fine partita, con il sospetto che ogni proposta avanzata non abbia lo scopo di assicurare la formazione di norme più corrette ma di agevolare la vittoria di una o dell’altra squadra in campo.
ProCalabria, insieme all’on. Misiti, ha esposto con chiarezza la propria posizione: si all’abolizione del listino; si ad uno sbarramento più basso per le liste e più alto per le coalizioni; si ad una quota minima di rappresentanza per le province più piccole; si ad un meccanismo che garantisca una maggiore presenza femminile in Assemblea. Il tutto all’interno di un impegno etico di tutti i partiti a garantire una sempre più qualificata rappresentanza regionale.
Per il futuro bisognerebbe stabilire per legge una sorta di semestre bianco, come per il Capo dello Stato, durante il quale non possono essere cambiate le regole fondamentali, né quelle statutarie né quelle elettorali. Lontani dal pericolo che le proposte potrebbero favorire una parte piuttosto che un’altra, si avrebbe la garanzia di lavorare tenendo in conto non un interesse particolare e contingente ma il migliore risultato possibile per il bene comune.
Ma oramai ci siamo e tutte le forze politiche, soprattutto quelle maggiori, devono assumersi la responsabilità di trovare un accordo in grado di superare i limiti evidenti della legge attualmente in vigore e farlo al più presto in modo limpido e condiviso. Ogni ulteriore rinvio finirebbe per aggravare nei cittadini un senso di sfiducia già ampiamente diffuso nei confronti della politica e, ciò che è più grave, anche nelle Istituzioni.
Il centrosinistra, assieme al senso di responsabilità istituzionale, in questo momento deve mettere in campo anche il massimo della coesione politica al proprio interno, per non correre il rischio di sprecare l’opportunità di continuare a governare la regione nel momento in cui si potrà capitalizzare il lavoro di riassestamento e di programmazione che tra non poche difficoltà è stato impostato in questi cinque anni di legislatura e di governo.
Strani i percorsi del destino, anche in politica. Il rischio concreto è di consentire al sindaco di Reggio per la seconda volta di poter godere del lavoro politico realizzato dal centrosinistra. La prima volta è stato il più beffardo e tragico degli eventi, la prematura morte di Italo Falcomatà, a concedere al candidato delle destre di ritrovarsi su un piatto d’argento il lavoro che il sindaco della rinascita di Reggio aveva programmato in sette anni e che nella sua seconda legislatura avrebbe dovuto portare, mese dopo mese, a compimento. Invece si riuscì incredibilmente e forse anche colpevolmente a sprecare quella fantastica opportunità e la si regalò agli avversari. Oggi, se prevarranno gli egoismi e le divisioni, si rischia di ricadere nella stessa trappola.
Questo è il pericolo. Il centrosinistra invece non solo può continuare a governare la regione negli anni più importanti, che come tutti gli amministratori sanno sono i secondi cinque, quelli della raccolta, dopo i primi cinque, dei sacrifici e della semina, ma ha pure la concreta possibilità di riprendersi la città di Reggio Calabria. Per raggiungere questo obiettivo, a portata di mano, c’è bisogno del supporto pieno e leale di tutti. Per questo l’on. Aurelio Misiti ha lasciato Italia dei Valori, che in Calabria con il suo atteggiamento e le sue scelte, dettate in modo politicamente immaturo dal parlamentare europeo de Magistris, vorrebbe determinare la sconfitta del centrosinistra.
Il nostro auspicio è che l’UdC anche in Calabria voglia essere coerente con la linea politica che con grande coraggio sta seguendo anche a livello nazionale, opponendosi in modo determinato alla politica di questo centrodestra e del governo che nelle sue scelte strategiche, influenzato sempre più dallo strapotere della Lega, sta punendo il Sud sottraendo ai cittadini delle regioni meridionali gran parte delle risorse che il governo Prodi aveva investito per consentire il rilancio strutturale del Mezzogiorno. La stessa scelta ci auguriamo venga presa dal MPA e da tutti i movimenti che sostengono le politiche di reale sviluppo del Sud. Ma anche nel caso in cui ciò non dovesse accadere, le opportunità di vittoria rimangono inalterate per il centrosinistra in Calabria, perché i risultati già ottenuti e soprattutto la programmazione effettuata dalla maggioranza e dalla Giunta sono di notevole importanza.
Volendo parlare di tre tra le più rilevanti tematiche che riguardano la vita della Calabria, si può ricordare la decisione del governo Berlusconi di non commissariare la sanità, a riprova della validità del piano di rilancio del settore presentato dal governo regionale; la pregevole attività di programmazione dei fondi comunitari che porterà la regione, come è stato annunciato da Bruxelles, ad essere premiata per la qualità dei progetti pianificati; il piano di rilancio che interessa il porto di Gioia Tauro, dove nei prossimi mesi si apriranno nuovi orizzonti e nuove prospettive di crescita economica per l’intera regione.
Non è facile comunicare ottimismo quando ci si trova a dover governare una regione complicata come la nostra nel momento di crisi più grave che il mondo ha dovuto affrontare dopo la grande depressione del ’29. Un problema o un evento negativo, anche accidentale, che in qualunque altra parte del Paese impegnerebbe mezza pagina di giornale per due giorni, in Calabria occupa le prime pagine delle maggiori testate nazionali per un mese. Bisogna smetterla di lamentarsi di questo e lavorare con serietà per invertire la rotta, per far capire al resto dell’Italia e dell’Europa che anche la nostra regione ha voglia di normalità, di contribuire allo sviluppo del Paese con parità di impegno nella corrispondenza delle opportunità.
È riuscito a farlo Falcomatà, restituendo dignità e orgoglio ai reggini. È quello che è possibile realizzare nei prossimi cinque anni con tutti i calabresi.
La responsabilità è enorme e i più lungimiranti leader politici del centrosinistra devono farsi carico di questo grande fardello che pesa sulle loro spalle, a cominciare da Agazio Loiero a Peppe Bova. Sono loro i primi due firmatari del progetto di legge che ha voluto le primarie, consentendo ai calabresi di riappropriarsi del diritto di scegliere in Calabria chi li dovrà governare e non farsi imporre da Roma scelte spesso dettate da equilibri che poco riguardo hanno dimostrato per gli interessi di questa regione.
Le primarie rappresentano uno strumento formidabile, una conquista alla quale i calabresi e i democratici non devono rinunciare per nessun motivo. I quattro milioni di voti che hanno incoronato Romano Prodi sono stati la più grande risorsa che ha consentito al Professore di vincere per la seconda volta in quindici anni le elezioni su Berlusconi, unico leader del centrosinistra capace di raggiungere questo obiettivo. Solo una legge elettorale scriteriata, anche in quel caso approvata a maggioranza nelle ultime settimane di legislatura, ha impedito a Prodi di governare l’Italia con una solida maggioranza per cinque anni.
Allo stesso modo le primarie del 10 gennaio dovranno consentire al centrosinistra, che ha deciso di avvalersi di questo strumento esprimendo candidature di notevole spessore, tra le quali è bene ricordare quella di Doris Lo Moro, di scegliere un rappresentante che, forte dell’investitura popolare, potrà continuare a guidare la regione nei prossimi cinque anni con sicurezza e capacità. Non bisogna avere timore del confronto, anche pungente, come è successo negli Stati Uniti tra Obama e la Clinton o in Italia tra Bersani e Franceschini. In entrambi i casi, quando la linea tracciata dalla volontà della maggioranza si è resa evidente, per il bene di tutti, il contrasto aspro si è trasformato in leale collaborazione per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Così si può fare nel centrosinistra in Calabria.
Si può continuare a governare la Calabria, raccogliendo i frutti della programmazione e del lavoro di risanamento che è stato avviato in questi cinque anni. È giusto consentire ad Agazio Loiero, che con esperienza ha saputo tenere la barra dritta, di completare il suo impegno. Allo stesso tempo ogni partito e movimento deve mettere a disposizione le migliori professionalità per aiutare nei prossimi cinque anni il presidente Loiero a raggiungere prima e meglio possibile il risultato, a portata di mano, di portare la Calabria fuori dall’emergenza. Serve per questo un Consiglio regionale e una Giunta di elevata qualità. È un impegno che tutte le componenti del centrosinistra possono assumere e mantenere.
Insieme a Peppe Bova invece si può riprendere la guida di Reggio Calabria, con identico impegno e con il medesimo obiettivo: quello di consentire a Reggio città metropolitana e alla Calabria di essere governate con competenza e autorevolezza nell’interesse collettivo e con la coscienza a posto, quella che ogni buon politico ha nel momento in cui sa di avere agito senza riserve e con tutte le proprie energie per la vittoria del proprio schieramento e per l’interesse dell’intera comunità.
Aurelio Misiti