Opinione.it – 11 Novembre 2009
di Arturo Diaconale
E’ diventato un luogo comune, quando si parla di polemiche interne all’Italia dei Valori, il ricorso alla battuta di Pietro Nenni sul puro che trova sempre qualcuno più puro che lo epura. Certo, l’attivismo esasperato che Luigi De Magistris sta manifestando all’interno del partito, sembra fatto apposta per confermare che il vecchio Nenni aveva proprio ragione e che Antonio Di Pietro ha trovato il suo possibile epuratore provvisto di superiore purezza. Ma proprio perchè si tratta di un luogo comune il ricorso a quella vecchia battuta non può costituire una spiegazione esauriente di quando avviene all’interno ed all’esterno dell’Italia dei Valori. Di sicuro il cosiddetto “fratello siamese” (così Di Pietro definisce De Magistris) è attratto dall’idea di diventare un fratello-coltello e diventare il dominus del partito. Ha l’ambizione, l’età, i sostegni giusti nei media per fare le scarpe all’ex Pm di Mani Pulite. Ed è indubitabile che non perderà occasione per cercare di strappare a Di Pietro la qualifica di “padre-padrone” del partito e di subentrare a lui nel controllo della “roba”. Ovviamente in nome della propria ostentata e superiore purezza! Ma questo fenomeno giustifica solo in parte il travaglio in atto nell’Idv. Così come anche l’altro fenomeno rappresentato dai fermenti di molti esponenti provenienti dalle terze o quarte file della vecchia Dc o dei vecchi partiti che fiutano l’aria, registrano i movimenti in atto al centro di Francesco Rutelli e si preparano a mettersi al vento per spuntare una collocazione personale migliore. Tutto questo rientra nella normalità fisiologica di un partito come l’Idv. Ed a lume di naso non dovrebbe mettere in grande agitazione Antonio Di Pietro, che non è uno sprovveduto e che avrà pur messo in conto come sterilizzare gli aspiranti epuratori ed i possibili transfughi. C’è però un aspetto della faccenda che non rientra affatto nella normale dialettica interna di un partito, sia pure anomalo, come l’Idv.
E questo aspetto è costituito dai nuovi e più pesanti attacchi che il mensile del giustizialismo aristocratico e snobistico del nostro paese , cioè “Micromega”, continua a lanciare a getto continuo nei confronto di Di Pietro. Non con il semplice intento di contribuire a fare pulizia all’interno di una formazione politica la cui composizione è stata caotica e la cui crescita è stata dovuta in parecchi casi all’arrivo di gente dalla dubbia moralità. Ma con il chiaro e preciso obbiettivo di destabilizzare Di Pietro e spaccare in tanti pezzi l’Italia dei Valori. È un problema di virtù? Di maggiore moralità? Di indubitabile trasparenza? Niente affatto. L’impressione è che l’uso della purezza per fare secco l’impuro Di Pietro sia solo strumentale. Il modo con cui l’operazione viene portata avanti ed anche il tipo di cultura politica espressa dalla rivista diretta da Paolo Flores D’Arcais ricorda molto i sistemi di dileggio e di criminalizzazione scientifici che i vecchi marxisti-leninisti usavano quando c’era da mettere in difficoltà e sbarazzarsi di qualche pericolo concorrente politico. Nessuno, naturalmente, è in grado di ipotizzare che gli attacchi di “Micromega” a Di Pietro siano ispirati a Flores D’Arcais da qualcuno diverso dal proprio ego ipertrofico. Ma non è detto che l’apparenza debba necessariamente ingannare. L’Idv non è più un normale ed indispensabile alleato del Partito Democratico. È il suo problema principale. Come non immaginare, allora, che qualcuno possa avere interesse a spaccarlo, dividerlo, frazionarlo, ridimensionarlo. Per imporgli la propria vocazione egemonica?