Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, credo che dobbiamo essere grati al sottosegretario Crucianelli perché ci ha informato con grande sensibilità e rapidamente su questo avvenimento luttuoso, che tutto il Parlamento certamente condanna.
Come hanno messo in evidenza tutti gli intervenuti, si tratta di un attacco grave alle istituzioni democratiche e alla cultura del popolo turco. Si vuole tornare indietro, evidentemente, rispetto alle conquiste che questo popolo ha raggiunto in passato in termini di laicità, attraverso i suoi uomini, tra cui viene ricordato Ataturk, che è stato fondamentale nella storia della Turchia per aver avvicinato questo paese ai grandi Stati dell’Occidente.
È ovvio che ci sono delle contraddizioni e delle carenze. C’è sempre di più la necessità di passare dalla teoria ai fatti, ossia alla concretezza. La separazione tra religione e politica è stata messa in crisi nell’ultimo decennio proprio con l’affermarsi di partiti che fanno direttamente capo a personaggi religiosi, anche se laici.
Quindi, con questo atto e con quelli che sono stati perpetrati nel recente passato, attraverso attacchi terroristici organizzati contro i cristiani, si vuole certamente allontanare questo grande paese musulmano dalla possibilità di entrare nell’Unione europea.
In effetti, noi riteniamo che vi sia bisogno di dialogo tra le religioni e anche tra le popolazioni che compongono questo grande paese. È evidente però che, se ancora vi sono grandi problemi da risolvere da parte del Governo e della classe dirigente turca, grandi passi in avanti siano stati compiuti dalla stessa società turca, sebbene ancora rimangano problemi riguardo al rapporto tra la maggioranza della popolazione e i curdi: sappiamo benissimo quanta sia la crudeltà, soprattutto dei militari, contro questa popolazione! Inoltre, vi è la questione non risolta di Cipro, come anche l’attacco alla cultura. A tale proposito, vorrei ricordare che il premio Nobel per la letteratura ha deciso di abbandonare la sua amata città Istanbul e di trasferirsi negli Stati Uniti.
È però evidente che noi, come Italia e come Europa, non possiamo abbandonare la Turchia né la maggioranza della popolazione turca che vuole convivere con l’Occidente. Credo sia inoltre necessario condividere lo sforzo che le forze politiche e democratiche turche fanno per cercare di avvicinarsi a noi, di avvicinarsi all’Europa: anche questo va sottolineato.
Tuttavia, esaminando l’episodio, ci rendiamo conto che sembra esserci un filo rosso tra i gruppi che hanno commesso diversi attentati (diverse associazioni segrete), le città dove essi sono avvenuti e i legami che ci sono tra le città. Tutto sembra partire dall’attentato al nostro amato papa Wojtyla, proseguire con quello a Don Santoro dello scorso anno, e passando anche per questo ultimo: questi eventi sono tutti legati da un filo rosso e ispirati da chi non vuole che il popolo turco faccia progressi e vada a collocarsi tra i paesi che possono incidere in modo da evitare a livello internazionale una guerra tra religioni. Infatti, l’islamismo turco è molto diverso da quello di altri paesi.
Concludo, dicendo che l’Italia dei Valori, come tutti gli altri gruppi che si sono espressi, condannano con forza questi efferati delitti e suggeriscono all’Europa di non cambiare la propria posizione, anche se è giusto essere molto rigidi.
Per questo motivo invito il Governo italiano a chiedere al Governo turco, facendosi garante, di assicurare che giustizia sia fatta su tutti gli episodi e su questo in particolare.
on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it