La giornata di ieri, otto marzo, è stata dedicata alla festa delle donne. Tutta “la politica” si è impegnata a dimostrare l’importanza del lavoro femminile e la necessità delle pari opportunità con gli uomini. Noi osserviamo, non senza autocritica, che, nonostante qualche presenza importante in Giunta regionale e in qualche azienda sanitaria, la donna è assente dalle “stanze dei bottoni” di comando nelle Istituzioni calabresi. Eppure dall’Università giungono dati confortanti: le ragazze studiano più degli uomini e si laureano ancora meglio. Nella società civile, dove si lavora, risultano invece discriminate. Quante giovani laureate sono disoccupate a un anno dal titolo? Una percentuale altissima di oltre il 50%. Anche i giovani laureati sono disoccupati ma in percentuale molto minore. Quanti consiglieri regionali siedono a palazzo Campanella? Non si arriva all’un percento. In Giunta vi è una sola donna. La stessa cosa si può dire dei consessi provinciali e comunali.
Ma la politica, quando si sveglierà, comprendendo che, aldilà delle quote rosa, la gestione della “cosa pubblica” con almeno il 50% di donne cambierebbe in meglio la nostra vita in casa e nella società?
di Aurelio Misiti
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