Gli esperti di clima hanno un’aria… condizionata

Gazzetta del Sud
ROMA – E’ noto che un consigliere del Presidente Clinton, di nome Steven Schneider, sosteneva che già trent’anni fa ci trovavamo vicini a un’era glaciale. La stessa opinione veniva appoggiata da numerosi scienziati, tanto che la rivista americana Newsweek, in un memorabile articolo del 28 aprile 1975, dal titolo il mondo in raffredamento, sosteneva; “c’è ormai l’evidenza di cambiamenti drammatici del clima sulla terra e che questi cambiamenti porteranno a una drastica diminuzione nella produzione di cibo, con serie implicazioni politiche per quasi ogni nazione della terra”. Nell’articolo si sottolineava il consenso pressoché unanime della comunità scientifica internazionale. Il dott. Steven Schneider è oggi tra i principali sostenitori del riscaldamento terrestre.
Il sospetto che questi “esperti” siano condizionati dal mondo degli affari o dal potere politico sta diventando sempre più una certezza. Vi è il pericolo, sempre più grave, di diffusione impropria di cultura scientifica che condiziona ormai i media e i governi, a partire da quelli europei.
Il più diffuso giornale italiano pubblica un editoriale e un intera pagina con un titolo assurdo: “clima, tre miliardi di persone resteranno senza acqua e cibo”.
Lo stesso giornale riporta: “un rapporto ONU afferma che nel 2100 sparirà metà della vegetazione mondiale”. Ma chi sono questi esperti catastrofisti, che possiedono mezzi tali da poter prevedere cosa sarà di noi tra un secolo?
E’ certo invece che nessun essere umano oggi possieda una struttura di calcolo capace di prevedere gli eventi naturali a distanza di 10 – 15 giorni, figuriamoci a distanza di un secolo.
Questi “esperti” o sanno cose che altri non sanno oppure inventano teorie su commissione.
Tuttavia non si può non ritenere giusta la battaglia per ridurre l’inquinamento del pianeta e quindi la necessità di salvaguardare principalmente la salute dell’uomo, non trascurando quella degli animali e delle piante.
Qualcuno obbietterà che oltre mille scienziati dell’Ipcc (Intergovernamental panel on climatic changes) hanno lavorato a lungo e hanno emesso il loro verdetto. Essi avrebbero capito tutto sul clima. Ma se fosse veramente così avremmo risolto molti problemi dell’umanità sotto il controllo della scienza. Purtroppo non è così.
C’è da dire intanto che gli esperti dell’Ipcc non sono stati scelti da studiosi competenti ma dai governi. Inoltre i loro “rapporti”, prima di essere resi pubblici, vengono sottoposti al controllo politico degli stessi governi.
Questi “esperti”, utilizzando simulazioni al calcolatore con modelli matematici, ritengono di poter prevedere l’andamento del clima a distanza di tempo anche di un secolo. Beati loro!
Gli attuali modelli matematici infatti appartengono ad una scienza molto complessa. Essi danno risultati in base alla natura dei parametri immessi. La verità è che sui modelli matematici bisogna ancora fare molto lavoro di ricerca in quanto non sono stati risolti i numerosi problemi a monte, come sottolinea la stragrande maggioranza degli studiosi di matematica applicata.
Per costruire un modello che dia risposte accettabili sul clima occorre infatti descrivere perfettamente lo strato d’aria che circonda la terra, gli oceani, i venti, le correnti marine, i gas ad effetto serra, le particelle di polvere iniettate nell’atmosfera senza che siano note le caratteristiche quantitative e qualitative. La carenza di informazioni esatte su questi elementi induce a ritenere incerte tutte le previsioni climatiche di lungo periodo finora effettuate.
La critica più pesante ai modelli matematici usati da Ipcc è dovuta a un gruppo di scienziati indipendenti guidati dal climatologo Richard Lindzen del MIT di Boston. Questi sostengono che non ci sono basi scientifiche che giustifichino i continui allarmi, a meno che tali allarmi non siano dettati da motivi economici e politici.
Un duro colpo alla credibilità del panel Ipcc è stato assestato dalle dimissioni dell’esperto di climatologia Christopher Landsea, il quale nel 2005 dimettendosi ha scritto: “personalmente non posso in buona fede continuare a contribuire ad un processo che considero motivato sia da progetti predeterminati, sia scientificamente infondato”.

on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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