Orlandino Greco: Misiti è un tecnico di prima grandezza
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Osservatorio del 23 aprile 2010
SCONTRO FINI – BERLUSCONI. BOSSI: FUORI FINI O FINE DELL’ALLEANZA
La “lunga marcia” di Fini verso l’area politica liberaldemocratica non ha subito certo uno stop dalla direzione del PdL ma un’accelerazione. Gianfranco Fini, già capo di un partito (MSI – AN) che non brillava certo per democrazia interna, mentre si sta sempre più ricredendo e avvicinando alla democrazia liberale, ieri si è trovato in una situazione veramente paradossale: il suo primo “sdoganatore”, centrista liberal di un tempo, gli ha rimproverato di non voler praticare il centralismo democratico di stampo leninista. Il presidente del PdL si è convertito da tempo al centralismo democratico, forse in omaggio al suo strettissimo compagno di festini Wladimir Putin.
Il presidente della Camera ieri ha messo da parte il suo abituale aplomb e ha gridato come allo stadio: “che fai, mi cacci”? Non subito, certo, ma presto, avrà pensato il Cavaliere.
C’è da dire che senza i parlamentari amici di Fini il PdL non reggerà il confronto con il centrosinistra e su questo il premier valuterà i comportamenti del suo nuovo avversario.
Lo scontro di ieri, inedito e senza mezzi termini, ha lasciato interdetti alcuni osservatori e politici, ma altri come i centristi dell’UdC, i sudisti, gli amici di Rutelli e molti altri ancora, hanno apprezzato due cose: l’attacco alla Lega nord e la linea meridionalista del presidente della Camera. In coro affermano: sono anni che diciamo le stesse cose. È vero, ma Fini parla ancora convinto del bipolarismo, che è scivolato in bi-populismo, gli altri invece sono convinti che un bipolarismo così si trova già alla frutta. E intanto Tremonti ride e Bossi, nell’incontro di oggi, dirà a Berlusconi: fuori Fini o fine dell’alleanza.
IL PD CALABRESE AL BIVIO
Oggi si riunisce la direzione regionale del PD calabrese. ProCalabria dopo aver compiuto un atto apprezzato da molti, avendo aperto credito al vincitore, augurandogli di fare bene, vuole inviare agli amici “sconfitti” del PD calabrese non solo gli auguri sentiti di buon lavoro ma un messaggio concreto che va dritto nel merito.
Il PD, unico dei cinque gruppi politici presenti in Parlamento che ha fatto della partecipazione democratica una bandiera, dovrà stare attento a non commettere l’errore opposto a quello dei partiti cosiddetti “padronali”, dove un uomo comanda e basta. Le discussioni sono spesso proficue, però lo sono certamente se si fanno su progetti politici riguardanti la soluzione dei problemi dei cittadini, altrimenti non servono.
Se si tratta soltanto di sostituire il segretario regionale o di decidere sul capogruppo al Consiglio e non l’approvazione di una linea politica costruttiva per il bene della Calabria, allora vuol dire che lo sforzo di migliaia di militanti è stato vano.
Noi di ProCalabria auguriamo invece a questo partito non solo di strutturarsi bene ma di trovare una linea politica che consenta di poter governare la regione anche dalla opposizione e dal territorio, considerato che la stragrande maggioranza dei sindaci è di centrosinistra, come pure tre province su cinque, che rappresentano l’ottanta per cento della regione.
È fondamentale quindi il progetto politico e una opposizione radicale si sui principi ma propositiva e costruttiva sulle cose concrete nel Consiglio regionale.
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Osservatorio del 22 aprile 2010
LE GRADUATORIE DI MARIA STELLA GELMINI
La proposta della ministra dell’Istruzione di istituire graduatorie regionali dei docenti della scuola statale, riservando loro i posti disponibili, è quanto mai intempestiva ma anche controindicata per il nord del Paese. Essa è frutto di una visione protezionistica, destinata – qualora venisse realizzata – a deprimere in primo luogo l’economia settentrionale.
Nei giorni in cui il presidente della Svimez afferma “ogni anno ventimila laureati fuggono dal sud al nord e altri duemila all’estero”, la scelta del centro-destra di assecondare la Lega nord nella sua politica di discriminazione è certamente contro i giovani del sud, ma può rappresentare un boomerang per l’economia del nord e quindi del Paese.
Per di più, attuare il discrimine verso i laureati del sud solo nella scuola rappresenta anche una certa incapacità di vedere la centralità dell’istruzione nell’economia e più in generale in una società avanzata. In altri termini, mentre i servizi dei comuni, degli ospedali, delle piccole e medie imprese, delle regioni settentrionali si alimentano e crescono grazie a questo flusso di cervelli, la scuola rimarrebbe in gran parte senza maestri e professori in quanto i laureati del nord preferiscono altri impieghi.
A noi sembra un vero suicidio e riteniamo che la signora Gelmini non può che ripensarci, per il bene del Paese.
IL MAGLIONE DELLA FIAT
Nessuno ormai ha dubbi, e non solo per le parole di Obama, sulle qualità gestionali di Sergio Marchionne. La Fiat con lui è rinata e si sta adeguando rapidamente alle sfide e alle regole del mercato globale. A noi è dispiaciuta molto la sua rigidità iniziale su Termini Imerese, che però si può concludere positivamente con una nuova iniziativa industriale che eviti guai seri ai lavoratori.
Ci fa piacere invece che il piano strategico annunciato preveda il raddoppio della produzione di auto nel nostro Paese. Se l’azienda raggiungerà gli obiettivi del piano, vuol dire che la crisi economica mondiale sarà presto superata e si può guardare al futuro con maggiori certezze.
La produzione e la vendita di sei milioni di auto nel 2014 significa l’esistenza di un vero slancio nell’economia mondiale, ma anche un benefico cambio di marcia nell’economia nazionale.
Si può criticare pure per il suo irriverente “maglione” ma la grinta di ieri, mostrata nella presentazione del piano strategico, ci ha dato l’impressione di trovarci di fronte a un uomo di alto valore in campo internazionale.
Gli Agnelli e il giovane Elkann, dopo gli errori del vecchio Giovanni e di alcuni amministratori “sfessati”, hanno finalmente trovato la gallina dalle uova d’oro.
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Osservatorio del 20 aprile 2010
OCCASIONE PER IL SUD
Il mondo politico italiano negli ultimi giorni è tutto concentrato sui rapporti tra Fini e Berlusconi.
Anche coloro i quali dicono di non volersi occupare del caso sono poi costretti a farne i conti. Sia gli amici che gli avversari di Fini però tendono a dimenticare l’oggetto del contendere e fissano l’obiettivo su fatti marginali e spesso anche di carattere personale. C’entrano invece temi concreti. In primo luogo c’entra la questione dell’unità nazionale, non solo formale ma sostanziale. Si tratta dell’atteggiamento della classe dirigente italiana verso il Mezzogiorno d’Italia, che a noi di ProCalabria appare il vero oggetto del contendere in questa partita.
È chiaro infatti che la politica della Lega, sostenuta da Tremonti e accettata per convenienza da Berlusconi, il quale prega Dio che gli conservi l’alleato Bossi, risulta palesemente antimeridionale. Essendo Fini da sempre un paladino dell’unità nazionale, non gli può sfuggire la contraddizione dell’attuale politica del PDL e cioè di Berlusconi, finalizzata a sostenere la parte più forte del Paese con le risorse sottratte al Mezzogiorno.
Fini si è reso conto probabilmente che un partito libero, nazionale e patriottico, non può non considerare il Sud come una risorsa dell’intero Paese, così come ormai la pensano i più moderni osservatori delle “cose” italiane. A sostegno di questa causa l’ex presidente di AN troverà ampio sostegno nell’intellettualità meridionale e, in tempi post ideologici, anche tra le forze politiche che provengono dal lato opposto rispetto all’antica collocazione di Fini. Non c’è da meravigliarsi quindi se a suo sostegno vi sono parti importanti del Partito Democratico, di Alleanza per l’Italia e dello stesso gruppo Misto.
La lunga marcia verso il Centro del presidente della Camera, di un centro in cui già si trova l’UDC di Casini, avrà riflessi molto importanti nella politica meridionale, e potrebbe esprimere la formazione in una nuova forza politica non solo di opposizione alla Lega ma anche capace di fare emergere le potenzialità necessarie a riequilibrare economicamente e socialmente il Sud con il Nord.
ProCalabria segue con attenzione l’evolversi della situazione politica e punta sempre a cogliere gli effetti positivi per la nostra Regione.
INFRASTRUTTURE E AMBIENTE IN CALABRIA
Ogni promessa è un debito. Parliamo di infrastrutture e ambiente.
ProCalabria, non è un mistero, è un’associazione politica e culturale seria e come tale segue una linea di concretezza su ogni questione che riguarda il benessere dei cittadini e l’avanzamento delle conoscenze. È su queste basi che si fonda la nostra posizione sul rapporto tra infrastrutture e ambiente.
Siamo per l’area metropolitana dello Stretto come polo di sviluppo economico del Mediterraneo; per l’area metropolitana di Lamezia – Catanzaro, come capitale della buona burocrazia regionale; per l’area metropolitana Cosenza – Rende – Montalto Uffugo come perno centrale della cultura e della scienza, che si basano sulla realizzazione di importanti infrastrutture nella salvaguardia delle caratteristiche ambientali del territorio.
In questo quadro puntiamo alla realizzazione del TAV in Calabria (Battipaglia – Sibari – Crotone – Catanzaro – Reggio Calabria) e Sicilia (Messina – Catania – Palermo), che comprende il ponte sullo Stretto e tante altre opere a coronamento dei corridoi europei numero uno e otto, e tra queste l’autostrada Jonica. Siamo per la valorizzazione e il rilancio dei porti commerciali calabresi (Corigliano, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia e il grande porto di Gioia Tauro) e il completamento di un piano diffuso di porticcioli turistici a sostegno dell’unica grande industria possibile in Calabria, che è proprio il turismo.
E a tal proposito vanno rafforzati anche gli scali aereoportuali tra cui quelli di Reggio Calabria e Crotone. La Giunta Regionale, che da sola non può certo realizzare queste opere, deve avere la capacità di stimolare lo Stato, l’U.E. e l’imprenditoria privata per indurli ad un impegno concreto per la loro realizzazione.
Va creato un clima favorevole per sconfiggere le pseudo culture dell’ambientalismo non scientifico, che molto spesso impediscono il progresso o comunque costringono a decisioni errate, come quella di seguire il tracciato della vecchia Salerno – Reggio Calabria. Questa scelta ha portato enormi danni economici e sociali alla Calabria e alla Sicilia, che ancora non possono essere quantificati, ma si tratta certamente di decine di miliardi di Euro.
ProCalabria vigilerà con attenzione sulle risposte che i calabresi attendono anche dall’Esecutivo regionale.
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Osservatorio del 19 aprile 2010
Auguri Presidente da Pro Calabria
Alla nuova Giunta regionale calabrese e al suo Presidente non possono non andare gli auguri più sentiti dell’associazione ProCalabria, che come obiettivo principale la rinascita della regione.
Si tratta di vedere se una “giunta operaia”, che non ha grandi personalità nazionali, possa realmente portare risultati concreti e positivi ai cittadini calabresi. Ci auguriamo di si.
Noi non abbiamo, come altri, pregiudizi di sorta, ma stimoleremo l’Esecutivo su ogni questione aperta e denunceremo ogni passo indietro rispetto a quanto di buono ha realizzato il centrosinistra negli ultimi tre anni.
Apprezziamo la cautela del Presidente sui POR – 2006-2013 già approvati in precedenza. Egli sa bene che qualunque cambiamento porterebbe a ritardi inaccettabili nell’investire sette miliardi di euro di fondi strutturali.
Ci aspettiamo che vengano rispettati criteri meritocratici nelle scelte sulla dirigenza regionale e non si proceda ad uno stupido spoil system generalizzato.
Riteniamo anche indispensabile che l’opposizione sia vigile e costruttiva, facendo diventare il Consiglio il luogo deputato a trovare le migliori soluzioni ai gravi problemi del territorio.
Nelle legislature precedenti infatti comportamenti opposti a questi hanno determinato fallimenti a catena. Oggi non entriamo nel merito dei vari temi e per ora ci limitiamo a enumerarli soltanto: infrastrutture e trasporti; ndrangheta; sanità e ambiente; agricoltura e turismo. E non certo ultima l’occupazione giovanile. Auguri Presidente!
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Osservatorio del 16 aprile 2010
I PARADOSSI DELLA POLITICA
Non c’è dubbio che le recenti elezioni regionali e amministrative abbianno dato buoni risultati al centrodestra che, al governo del Paese, non ha subito gli effetti della crisi economica come ad esempio è capitato al centrodestra francese. Alcuni dicono che ciò sia potuto avvenire perché il Governo ha lavorato soltanto due anni e che al quinto anno gli italiani reagiranno come nel 2005 e nel 2008, abbandonando chi ha governato.
Sarà così ma io stento a capire questa anomalia italiana se non ci metto qualcosa di mio. Mi permetto di ritenere che la crisi non abbia ancora inciso sugli equilibri tra destra e sinistra perché il Governo ha fatto una “operazione” dimostratasi vincente. È stato accontentato il Nord ricco con i fondi del Sud, destinati ad opere durature, la cui mancanza non è stata percepita dai cittadini meridionali. Infatti i fondi destinati a infrastrutture della Calabria e della Sicilia sono stati utilizzati per abolire l’Ici sulla prima casa dei più abbienti. I fondi per le aree sottoutilizzate – FAS – hanno pagato la cassa integrazione a un grandissimo numero di lavoratori del Nord, e così via.
Il Nord così ha visto in Tremonti e nella Lega il proprio pacchetto difensivo, mentre il Sud non si è accorto della crisi (tanto stava già male) se non marginalmente in qualche polo industriale. I partiti di governo sono stati complici silenti, mentre le opposizioni erano occupate a litigare. Ma, ironia della sorte, chi vince spesso esplode. Il PdL è in grave crisi e rischia la scissione; il PD ammalato improvvisamente respira.
La domanda per noi calabresi è: il vento di crisi arriverà in Calabria? Scopelliti starà con Fini o con Berlusconi? Con Bocchino o con La Russa? Insomma, la guerra si è spostata dal comparto dei vinti a quello dei vincitori. Sono i paradossi della politica.
“I LEGHISTI FANNO I BUFFONI PER SDOGANARE IL RAZZISMO”
È la tesi di una ricercatrice di origini italiane del CNRS di Francia (intervistata oggi da “Liberazione”) sviluppata in un libro che si può tradurre così: “L’idiozia in politica, sovversione e neo-populismo in Italia”. Il libro è dedicato alla nascita e alla crescita della Lega Nord. Ella dice: “vi sono stretti legami tra le province bianche della DC anni cinquanta in cui aveva credito un vero e proprio autonomismo del Nord e il territorio amministrato dalla Lega”. La ricercatrice così continua: “la Lega riesce ad avere successo perché non incarna la critica della politica ma la sua parodia. Scimmiottando il potere in qualche modo contribuisce alla dissoluzione del sistema stesso, non al suo rilancio. Nella strategia comunicativa dei suoi leader, vi è un uso cosciente del registro buffonesco, del carnevalesco, della maschera. Bossi e Maroni hanno studiato a fondo la cultura dialettale che è servita a creare un sentimento di appartenenza identitaria. In ogni singolo territorio la Lega ha riattivato degli stereotipi che creano legame sociale, un po’ come delle bandiere. A un certo punto anche il raffinato prof. Tremonti è arrivato a dichiarare: “noi siamo gente semplice, poche volte ci capita di leggere un libro”. Recitare la parte dei finti sciocchi serve per sentirsi autorizzati a pronunciare qualsiasi cosa. Presentare il discorso razzista facendo uso del registro comico è una delle strategie tipiche dell’estrema destra”.
Queste sono le ragioni perché una Lega del Sud non va bene. Noi invece vogliamo creare le condizioni per una forza politica, anche autonoma, ma tesa ad affermare le ragioni del Sud, per eliminare la zavorra dell’assistenzialismo e della clientela, che sono le basi della malavita. Noi vediamo il Mezzogiorno come secondo motore della ripresa e non palla al piede dell’Italia.
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Osservatorio del 15 aprile 2010
CENTO ANNI FA IL NOBEL A MARCONI E BRAUN
Oggi a Roma, a Villa Sciarra, si celebra il centenario del Nobel per la Fisica a Guglielmo Marconi e al tedesco Karl Ferdinand Braun.
I media italiani ignorano o quasi l’avvenimento, preferendo scrivere su argomenti effimeri e senza futuro. Marconi è stato uno scienziato che ha avuto il merito di collegare strettamente le invenzioni scientifiche alle applicazioni pratiche. Oggi si direbbe che egli è stato un ricercatore di scienza e tecnologie.
Questa sordità dei media italiani però mi fa venire in mente le parole di Pietro Lacava, in quel momento ministro delle poste, che alla lettera con la quale Marconi illustrando l’invenzione del telegrafo senza fili chiedeva finanziamenti, rispondeva: “alla Lungara”, intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma.
Fortunatamente il mondo e poi anche l’Italia hanno riconosciuto i meriti di Guglielmo Marconi e l’hanno premiato abbondantemente. L’attuale sordità della nostra classe dirigente rispetto alla scienza, di cui i media sono l’espressione, dimostra ancora una volta l’urgente necessità di un risveglio degli intellettuali liberi, i quali devono uscire dalle torri di avorio in cui stanno rinchiusi e “gridare” al paese di svegliarsi.
LA LEGA NORD VUOLE TUTTO
Non vanno sottovalutate le “trovate” di Bossi, che da venti anni annuncia sempre qualcosa di illogico che puntualmente col tempo riesce a realizzare.
Dopo il successo della Lega alle elezioni regionali l’appetito di Bossi è cresciuto. Egli vuole esportare il metodo in tutto il Paese e a questo fine preannuncia due nuovi obiettivi che sembrano illogici: vuole impossessarsi delle banche del nord e della presidenza del Consiglio dei ministri. Se il disegno si realizzasse si concluderebbe una “lunga marcia”, che ha avuto il sostegno di uomini di spicco come il Ministro Tremonti.
Cito il Ministro dell’economia in quando il meridione è stato “rapinato” dalla politica nordista di Tremonti, che ha trasferito enormi risorse finanziarie dalle zone povere a quelle ricche dell’Italia. La distanza tra Sud e Nord in questo biennio è cresciuta così tanto che non si possono escludere reazioni incontrollate dei meridionali.
Una reazione potrebbe concretizzarsi nella formazione di un partito del Sud contro il Nord del Paese. Sarebbe una vera iattura. È giusto e normale invece che si elaborino contenuti e programmi che portino alla nascita di una grande forza politica capace di guardare al Sud come una grande risorsa per tutta l’Italia. A questa forza politica molti di noi meridionali si sentirebbero di offrire un contributo appassionato.
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Osservatorio del 13 Aprile 2010
LA SINISTRA IN MEZZO AL GUADO
Manca un progetto organizzativo o un progetto politico?
I risultati elettorali favorevoli alla destra, alcuni dei quali eclatanti – come a Mantova – hanno aperto un dibattito a tutti i livelli nelle organizzazioni politiche che si collocano in quel contenitore che ancora viene chiamato centrosinistra. Gli elettori hanno percepito le divisioni e le rotture, il fuoco amico e la mancanza di unità interna. Ma su ogni altra cosa avvertono la più evidente tra le carenze, su cui non ci si vuole fermare: la mancanza di un reale progetto politico, che distingua nettamente gli obiettivi progressisti da quelli conservativi delle destre italiane.
Si è favorito così il fenomeno dell’astensionismo e in qualche caso il rifugio in gruppi protestatari (Grillo) e financo nel leghismo più becero. Se tutto questo è vero, leggendo i risultati complessivi delle elezioni, il tema non è il partito regionale o centrale ma quello di formulare un progetto che contenga una credibile proposta politica alternativa, funzionale a un sistema democratico del potere e in opposizione al sistema di potere antidemocratico che è il valore fondante dei gruppi maggioritari del centrodestra.
Dopo la proposta politica, l’organizzazione regionale va bene, ma va altrettanto bene quella tradizionale. Se si continua nelle attuali diatribe tra questioni organizzative e personalismi vari, le sconfitte ci saranno almeno fino a quando i cittadini non toccheranno con mano che dal centrodestra non saranno risolti i lori problemi ma quelli di alcuni gruppi privilegiati. Ma dovranno passare almeno tre anni.
LE CONTRADDIZIONI DEI MODERATI
È giusto lasciare il Sud in mano a chi l’ha spolpato?
Premetto di condividere molto della politica dell’UDC in campo nazionale, specialmente in tema di riforme e di economia. Non riesco invece a capire come faranno gli amici Gino Trematerra e Franco Talarico a conciliare queste politiche praticate in Parlamento dal proprio partito in difesa del Mezzogiorno (fondi FAS, politica del credito, federalismo alla padana) con gli opposti programmi del centrodestra, che pure saranno costretti ad appoggiare in Calabria. Le contraddizioni non potranno che esplodere sui problemi concreti.
Agli amici dell’UDC calabrese non resterà che l’opposizione interna alla coalizione di destra e il dialogo serrato con il centrosinistra per preparare l’alternativa per il prossimo quinquennio, visto che l’UDC in Calabria ha disponibile una classe dirigente giovane e preparata, adatta a sostituire le destre.
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L’osservatorio 12 aprile
L’AFFRUNTATA DI SANT’ONOFRIO
Il rito del venerdì Santo dell’incontro tra Gesù risorto e la Madonna, a cui san Giovanni annuncia il ritorno di Cristo, a Sant’Onofrio si è svolto la domenica dopo Pasqua. È la prima volta che accade e non è dato sapere con quale animo don Luigi Renzo, Vescovo di Mileto, ha consentito una così grande anomalia temporale.
È stato un rito blindato. Ho visto più uomini di legge che cittadini di Sant’Onofrio. Faceva pure bella mostra “disgustosa” la scorta e le muffole sulle auto blu di qualche parlamentare.
Capisco il perché dello sconcerto di una giovane intervistata alla televisione: “cosa voliti vui autri, la festa è sulu nostra”. Al rito si partecipa e non si annuncia la propria partecipazione. Dal mio sito ho invitato, certo, alla partecipazione e io stesso ero sul posto, ma tra la folla.
La Chiesa non lasci solo il nostro don Renzo!
La Conferenza dei Vescovi calabresi si ponga il problema di cacciare dalle Affruntate tutti i capi bastone “che dettano il passo del corteo proprio con il bastone” ed i picciotti “che con i tre inchini di san Giovanni si sottomettono al capo bastone”. Sarebbe un bel gesto di lotta alla mafia.
LE ISTRUZIONI DI ALDO MICCICHE’ A MARCELLO DELL’UTRI
Dal Venezuela si fa ancora sentire Aldo Micciché e lo fa con una conversazione telefonica. Dall’altra parte del filo vi è nientemeno che Marcello Dell’Utri. Non è la prima volta che notizie del genere sono state pubblicate in Italia e, nonostante la gravità dei contenuti, non è successo niente.
Se sono vere le telefonate è in gioco la credibilità delle nostre Istituzioni. E dire che Dell’Utri è stato e ed è ancora un buon ricercatore culturale. Alla cultura si accompagna sempre l’etica e la morale. Perché invece è così cambiato?
Di Aldo Micciché so che ha avuto guai giudiziari a Roma dopo una parentesi politica con la DC alla Provincia. Mi piace invece riferire che l’ho conosciuto nel biennio 1952/53 e poi, dopo molti anni, l’ho intravisto una sola volta a Roma, profondamente cambiato.
Egli è originario di Maropati (RC), e abitava a Reggio Calabria. Era un ottimo atleta: ha vinto in scioltezza nello stadio oggi Granillo di Reggio Calabria la corsa studentesca provinciale dei mille metri del 1952. L’anno successivo lo imitai e fui io a vincere.
L’atletica è maestra di vita etica e morale. Perché non ha funzionato anche con lui? Le due risposte non può darle certo il lupo della Sila ma ci vorrebbe un buon antropologo.
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OSSERVATORIO 9 Aprile 2010 – SCONTRO GRILLO-DE MAGISTRIS
ARGOMENTI DI OGGI:
SCONTRO GRILLO-DE MAGISTRIS
Anche nella società civile si litiga come nella “vecchia politica”. Il fortunato neofita della politica, ex pm, si è preso una licenza straordinaria facendo una proposta che definire ingenua è poco: sciogliamo i partiti e i gruppi di Di Pietro, Grillo e Vendola e, insieme ai movimenti, fondiamo il vero partito della sinistra italiana.
Non si sa cosa ne pensano gli altri perché non hanno parlato. Grillo l’ha presa brutta: come ti permetti, parla per te: io non sono né di sinistra (non ho letto Marx) nè di destra (non ho letto il Mein Kampf), sono Grillo e basta. Ho fatto le vacanze a Malindi e il mio hotel aveva 5 stelle e così si chiamerà sempre la mia lista.
E giù botte da orbi, a parole naturalmente.
Di Pietro testimonia: “la rete è divisa a metà”; ma nessuno cede perché sono due prime donne.
Mi viene proprio da esclamare: fermi!!! Il “popolo romano” non vi sente né vi vede.
E’ proprio vero: i “gruppettari” litigano e se li danno di santa ragione. E il cavaliere ride.
SANITA’ A DUE FACCE
Ho viaggiato di recente con un ex direttore o manager della sanità calabrese che ha fatto lo stesso mestiere in Lombardia. Egli mi ha testimoniato che i morti per presunti errori sanitari sono più numerosi negli ospedali lombardi che in quelli calabresi. In Lombardia nessuno ne parla, in Calabria diventano casi nazionali.
Stai attento Peppe: sulla sanità si vince o si perde.
Chiaravalloti e Loiero ne sanno qualcosa. La sanità ha solo bisogno di qualità superiore. Non ti fare guidare dai consiglieri regionali, che magari sono stati eletti a bella posta. Fatti consigliare dai nostri grandi medici che lavorano fuori e non chiedere commissariamenti al Governo. Sarebbe una tua prima sconfitta.