Il ponte sbagliato
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EDILIZIA, L’ITALIA DIVENTI PAESE MODERNO E CIVILE
La tragedia della palazzina crollata nella periferia di Roma è l’ultimo anello di una catena di terribili eventi, che occupano la cronaca di un giorno e si cancellano il giorno successivo.
Migliaia di crolli si verificano o si evitano per interventi benemeriti dei vigili del fuoco.
È urgente ormai un’azione decisa delle autorità (Governo e Parlamento) per rendere il nostro paese moderno e civile.
Se si vuole andare in questa direzione va riconosciuta la pericolosità delle abitazioni analogamente a quanto avviene per le auto.
Va prevista l’assicurazione obbligatoria per la stabilità degli edifici legata ad una programmazione della manutenzione ordinaria e straordinaria, che comprenda quest’ultima la prevenzione del rischio sismico.
Il Comitato Italiano per la Manutenzione-CNIM, i cui soci (tra gli altri ENI, RFI, ANAS, MAPEI, ASSISTAL, UNI, CEI, FINCO, GLI ORDINI DEGLI INGEGNERI, PERITI INDUSTRIALI, GEOMETRI, AGROTECNICI CON PATROCINIO E PRESENZA DEL MISE E DEL MIUR) rappresentano il meglio della cultura manutentiva e della qualità del nostro Paese, ha fatto proposte precise a riguardo.
Tali proposte, se accolte dal nuovo Governo, porteranno grandi benefici al mercato immobiliare e ai cittadini. Per le opere pubbliche esistono norme precise che prevedono il piano di manutenzione comprendente la prevenzione antisismica.
Tali contenuti vanno previsti anche per gli edifici privati secondo le indicazioni proposte dagli esperti delle principali Università Italiane e dal CNIM.
Un Piano pluriennale relativo alle opere pubbliche vecchie di almeno 50 anni e agli edifici privati, costituirebbe pure un vero motore per l’economia.
Abbiamo fiducia nel nuovo Governo e nella serietà del Presidente e del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti.
Aurelio Misiti
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Il Viceministro Nencini e il Sud
Premetto di condividere complessivamente le risposte e le indicazioni date dal viceministro durante la riunione della giunta di Finco del 19 novembre u.s., voglio solo soffermarmi sulla questione Gioia Tauro da me sollevata e trattata dal viceministro Nencini. Ho apprezzato l’esempio calzante delle vicissitudini dei prodotti dell’Ikea, che giungono come elementi da assemblare sulle grandi navi al porto di Gioia Tauro, trasferiti sul navi più piccole vanno al porto di Genova.
Vengono poi messi su tir e portati nel grande centro di Piacenza per l’assemblaggio.Da qui, facendo il percorso inverso, tornano come prodotti finiti a Gioia Tauro da dove partono per le innumerevoli destinazioni finali. Tutto questo si potrebbe evitare utilizzando il treno e risparmiando così otto giornate di viaggio. Ma come si arriva a Piacenza si può arrivare a Berlino in 24 ore, dando la possibilità a Gioia Tauro di intercettare la merce che oggi va a Rotterdam e Amburgo. Gioia Tauro potrebbe di colpo passare da 3 milioni di container a 10-12 milioni di container, con notevoli incrementi occupazionali. Perché allora non si procede? Perché bisognerebbe migliorare alcune gallerie. Facciamole nuove queste gallerie! Per questo nemmeno un euro nell’allegato infrastrutture aggiornato a ottobre 2015. Sono 10 anni che insistiamo su questa richiesta senza risposta. Evidentemente non si vuole fare. E Nencini non può far niente come non ho potuto fare niente io stesso. Qualche ostacolo insormontabile si frappone. Certo al Sud vi è disponibilità per i prossimi anni di circa 14 miliardi di euro mentre al resto d’Italia vanno 37, che è molto più di due terzi ma questo non ha grande importanza, nell’immediato basterebbe molto meno.
Il viceministro Nencini può veramente dare una mano essendo egli per cultura e scelte ideologiche molto vicino alle problematiche del Mezzogiorno di Italia.Aurelio Misitigià Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti
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MINNITI PARLA IL POLITICHESE
L’intervista di oggi rilasciata ai giornalisti Pollichieni e Mollo dall’on. Marco Minniti mostra, se ancora ci fosse bisogno, che la classe politica calabrese rimane sempre allo stesso livello. I temi trattati sono stati solo “politici” e si riassumono in una sola frase: “Oliverio ha determinazione e forza, come dimostra la brillante operazione al Senato per la soluzione assistenziale degli LPU-LSU, ma da solo non ce la fa a governare la Regione e quindi va sostenuto da tutti noi”. A meno di dimenticanza dei due attenti giornalisti, nessun problema vero dei calabresi e’ stato toccato.
Mi sarei aspettato un segnale di novità da un alto esponente del partito di Renzi, come ad esempio si possa superare l’assistenzialismo e avviare un periodo di sviluppo autonomo che porti il Sud a competere con il Nord in termini di PIL oppure quale ruolo il Governo vuole esercitare per stimolare la crescita. Nulla di nulla. Del Rio ci prende in giro con la pseudo alta velocità al Sud, che consiste nel velocizzare l’attuale sgangherato sistema ferroviario e su questo niente. I fondi strutturali
saranno investiti in piccola parte, come sempre, in mille rivoli e il resto sarà utilizzato da altri. Dopo i 40 miliardi di FAS (2008-2013) spostati al Nord per la cassa integrazione ci verranno tolti anche gran parte degli strutturali. Ormai però tutti gli studiosi più attenti affermano che oggi non ci vuole più assistenza ma più stimoli e basta. Poi il Sud deve fare da solo. Restituire in dieci anni il “malloppo” e costruire il TAV da Salerno a Trapani, non lasciando metà paese in stato di perenne inferiorità come dichiara candidamente il Ministro delle infrastrutture, è imperativo categorico. La Calabria deve cogliere questa sfida: rifiutare ogni assistenza e puntare insieme a tutto il Sud a una crescita doppia del Nord, attirando investimenti anche cambiando i contratti di lavoro. Una cosa può fare Minniti: chiedere a Renzi di consentire di utilizzare fondi strutturali per triplicare almeno i mezzi e gli uomini della Magistratura e delle forze dell’ordine per “distruggere” la criminalità organizzata. Queste sono le basi della crescita del Sud, non l’assistenza solita. Se Minniti non ha avuto il tempo di completare il suo dire, si faccia intervistare ancora e si pronunci sui contenuti e non solo sulla cosidetta “politica”, senza un minimo di rapporto con i veri problemi della gente del Sud.
AURELIO MISITI
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LA CALABRIA PRODUCA ALMENO QUANTO CONSUMA
Il Presidente Oliverio, dopo lo schiaffo della Magistratura, ha nominato una Giunta esterna al Consiglio Regionale, con personalità di alto livello culturale, con cui deve concordare la “filosofia di governo” che metterà in atto. Va sfruttata l’occasione per trasformare in positivo un momento drammatico e negativo. Il Presidente deve stimolare tutti a realizzare una politica dello sviluppo per non dipendere più dall’assistenza dello Stato, che ancora caratterizza la vita calabrese. Egli deve attuare una politica opposta a quella portata avanti fin’ora dalla classe dirigente calabrese, che si schiera spesso con chi non vuole la crescita economica. Va favorita ogni iniziativa che porti elementi nuovi per lo sviluppo come la ricerca degli idrocarburi, la costruzione di strutture impiantistiche per la produzione di energia dai rifiuti, le infrastrutture di trasporto multimodali ecc. Vanno attirati gli investitori internazionali, stimolando i sindacati a superare vecchi tabù sul contratto nazionale di lavoro, che deve prevedere l’uguaglianza dei diritti di tutti, mentre le parti economiche del contratto vanno trattate dai sindacati regionali. In definitiva il territorio calabrese per attrarre investimenti deve fare ogni sforzo per diventare competitivo rispetto alla maggior parte dei territori europei.
Aurelio Misiti
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“IL GRANDE TESORO” dell’Italia
La polemica non nuova sullo sciopero degli addetti al sito archeologico di Pompei, può costituire l’occasione per ricordare agli italiani che i nostri BENI CULTURALI sono la vera grande ricchezza dell’Italia.
Come tale essa va difesa e tutelata sia come la riserva aurea di uno Stato moderno e sia come materia prima nell’industria del turismo.
Nella mia ormai non breve vita ho potuto visitare tutti i Continenti e ho potuto osservare come quasi tutti gli Stati sono impegnati a valorizzare l’altra metà dei Beni culturali esistente nel mondo. Addirittura si valorizzano castelli o personaggi che nulla hanno a che vedere con l’arte.
Ebbene, e’ arrivato il momento di utilizzare al meglio questo immenso patrimonio, che va tutelato e gestito per il bene degli italiani e di tutte le genti.
Pompei va gestita non solo come un servizio essenziale ma come un asset-tipo ”RISERVA AUREA” dell’Italia e in quanto tale gli addetti devono essere super istruiti e consapevoli di gestire e tutelare un bene eccezionale del paese. Perciò le risorse ricavate vanno impiegate in gran parte per rinnovare il personale, puntando all’acculturamento dei migliori attuali e all’assunzione di specialisti super preparati. Il restauro di alto livello tecnico scientifico e la gestione super specializzata, escludendo per questo e gli altri beni qualunque conflittualità sindacale, possono consentire di triplicare almeno le entrate dello Stato.
Il Colosseo, primo monumento italiano, dopo il restauro, gestito allo stesso modo di Pompei, insieme a tutti gli altri immensi Beni culturali romani, va collocato in una città riportata al livello svizzero o a quello della città del Vaticano. Le entrate dello Stato e quindi di Roma triplicherebbero.
Il ragionamento si può ripetere per quasi tutti i centri abitati italiani, in particolare per le città del Sud, dove le civiltà greca e romana hanno lasciato in eredità il “TESORO” più grande.
La domanda d’obbligo è: gli italiani lo sanno? La classe dirigente che fa?
Aurelio Misiti
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La fine del novennato di Pietro Ciucci
La fine del novennato di Pietro Ciucci al vertice dell’ANAS fa tirare un sospiro di sollievo ai suoi critici e un senso di frustrazione ai suoi sostenitori esterni e interni all’azienda. Quindi un giudizio con luci e ombre sulla conduzione della mega organizzazione per le strade voluta dal Governo e dal Parlamento del Paese.
Sarebbe molto opportuno non soffermarsi più di tanto sulle vicende passate perché il futuro del sistema stradale e autostradale del Paese richiede un impegno unitario del sistema Italia per mettere al passo con i tempi il territorio nazionale.
Dopo la cessione della società autostradale dell’IRI al gruppo guidato da Benetton ci sembra improcrastinabile la formazione di una società pubblica di gestione di strade e di autostrade; è questa non può che fondarsi su ANAS S.P.A., società dello Stato a cui sono rimaste giustamente le funzioni di concessionaria.
Come è noto infatti la legge del 6 luglio 2001 n.98 all’articolo 36 ha riformato la vecchia struttura dell’ANAS, trasferendo la funzione di concedente, fino allora esercitata da ANAS, alla Direzione Generale relativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non avendo attuato la parte dello stesso articolo che istituiva l’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali.
Sarebbe quanto mai opportuno istituire tale Agenzia per facilitare l’azione esercitata dallo Stato in materia di indirizzo e di controllo delle attività concesse.
E per dirla tutta ciò favorirebbe una politica infrastrutturale nel Sud rivolta a ridurre i gap con il resto del Paese.
In questo senso la nuova dirigenza ANAS dovrà attivarsi per gestire, insieme a partner privati, le autostrade meridionali, che sono state finanziate a fondo perduto dallo Stato.
E nessuno venga a dire che la Salerno Reggio Calabria e la Catania Palermo Castelvetrano debbano continuare a rimanere tali, in quanto per omologarsi al resto del sistema autostradale italiano occorre il coraggio della classe dirigente del 2015 per trasformare il finanziamento a fondo perduto in investimento produttivo.
Pro Calabria, con i suoi legami a tutto campo con il mondo della tecnica e dell’economia nazionali è disponibile a collaborare, senza fini di lucro, affinchè una tale proposta si possa realizzare nel più breve tempo possibile.
Sono note le difficoltà della finanza pubblica e i limiti imposti dall’Unione Europea e pertanto si propone l’adozione della finanza di progetto impegnando lo Stato soltanto attraverso concessioni in uso delle due autostrade citare, senza alcun nuovo esborso della finanza pubblica.
Le proposte relative dettagliate sono a conoscenza dell’Istituto Grandi Infrastrutture presieduto dall’ex Ministro Zamberletti e di alcune delle più grandi società italiane di costruzione.
On. Prof. Aurelio Misiti
Presidente di “ProCalabria”
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MISITI: CROLLO DELLA CAMPATA DEL VIADOTTO ITALIA
Il tragico episodio verificatosi il 3 marzo scorso sul viadotto Italia dell’autostrada A3, che purtroppo ha provocato la morte dell’operaio Adrian Miholca, dovrebbe costituire un campanello d’allarme per tutte le autorità competenti e in primo luogo per l’azienda che gestisce le strade in Italia.
Ovviamente attendiamo l’esito del lavoro delle commissioni tecniche di indagine, ma fin d’ora possiamo ripetere alcune considerazioni sulla gestione delle opere pubbliche e in particolari su quella dei ponti e dei viadotti delle strade e delle ferrovie.
Negli ultimi due decenni sono state effettuate diverse ricerche in merito alla “vita economica” di queste opere che in gergo tecnico vengono chiamate “opere d’arte”.
Esse non sono sottoposte soltanto al peso proprio e a quello dei mezzi che si trovano al disopra, che riguarda la statica, ma il transito dei veicoli in modo continuativo sottopongono il manufatto ad azioni dinamiche ripetute, che comportano la necessità di una resistenza aggiuntiva della struttura detta “a fatica”.
Ciò ha indotto alcuni studiosi della Scienza delle Costruzioni a proporre per tali opere la manutenzione straordinaria e programmata dopo i primi quarant’ anni di esercizio continuativo.
In altri termini, al fine di evitare disastri con perdite di vite umane, in questi casi non si può procedere con la manutenzione “a guasto”.
Fa bene l’ANAS a difendere la peculiarità della Salerno Reggio Calabria, che non si identifica certo con gli sprechi e le mazzette, ma non si può negare che l’Azienda e il Ministero dei Lavori Pubblici non hanno chiesto modifiche quando è stata varata la norma “del contraente generale”, che, come in questo caso la ITALSARC S.c.p.A., assorbe quasi tutte le funzioni della stessa ANAS.
Il viadotto Italia, completato nel 1969, come tanti altri della stessa autostrada, necessitava di manutenzione straordinaria da almeno un quinquennio, tanto è vero che l’ANAS aveva provveduto a progettare gli interventi da oltre dieci anni, ma le assurdità e le lungaggini consentite dalle nostre leggi hanno impedito di realizzarli nei tempi stabiliti dai tecnici.
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INCARICO UNIVERSITARIO A F. S. CARUSO: POLEMICHE INUTILI E DANNOSE
La pretesa di poter sindacare la scelta dell’Universita’ Magna Grecia di incaricare F. S. Caruso di un insegnamento è del tutto fuori luogo e senza senso. L’autonomia universitaria didattica e di ricerca non e’ discutibile in un paese democratico. Cosa diversa e’ la critica da fare a quanto egli sostiene nei suoi scritti o interventi pubblici. Ho ascoltato piu’ volte Caruso in Parlamento e non ho mai condiviso una sola parola di quello che diceva. Mi batterei pero’ con ogni mezzo legale per consentirgli di fare le sue lezioni presso l’Universita’ che lo ha incaricato. Saranno altri docenti della stessa Universita’ a esporre concetti favorevoli o contrari a quelli del Caruso. Gli studenti sono persone adulte e ottimi critici.
On. Prof. Aurelio Misiti già Preside della Facoltà di Ingegneria all’Università “Sapienza” di Roma
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MISITI – LA GERMANIA SI ARRICCHISCE NOI PIU’ POVERI
I dati di ieri sulla disoccupazione in Italia e in Europa, ci ricordano il detto di Mao: se qualcuno si arricchisce molti altri si impoveriscono.
La Germania tocca il minimo storico della disoccupazione, l’Italia e altri Paesi europei toccano lo storico massimo.
L’Europa insiste sulla linea del rigore tedesco che porta a questo risultato. I governi accettano.
Ma i popoli accetteranno?
I greci prima e gli inglesi dopo risponderanno a questo interrogativo. Se i primi diranno no all’euro e i secondi no alla UE, la condanna della linea dell’austerita’ tedesca sara’ netta.
L’Europa deve tornare al vecchio Keynes, a cui si e’ ispirato Obama per rilanciare gli USA. Se vincesse ancora A. Merkel non ci resterebbe che esaminare anche noi la via del distacco, almeno temporaneo, da questa Europa!