Osservatorio del 27 aprile 2010

OPERAZIONE MIGRANTES: CREAZZO O MARONI?

L’operazione migrantes, promossa e coordinata dal procuratore di Palmi dott. Creazzo e condotta dalle forze dell’ordine a Rosarno, è assai significativa e nello stesso tempo simbolica. Sono stati assicurati alla giustizia uomini privi di scrupoli, italiani e stranieri, che da anni operano in un luogo dove mancano regole chiare e con l’economia agricola locale – basata quasi solo sugli agrumi – in piena crisi.

Non tutti quelli che esternano soddisfazione in questi giorni sanno che il prezzo delle arance al chilogrammo, pagato al produttore, ha oscillato tra settembre e febbraio dai 3 ai 5 centesimi di euro. Ciò vuol dire che, per guadagnarsi il salario e il “pizzo” al caporale, cioè 20 e 5 euro, l’immigrato deve raccogliere dall’albero un quantitativo che va da 500 a 700 chilogrammi di arance al giorno. Ne deriva un orario di lavoro assurdo, imposto ad un uomo del tutto indifeso dalla nostra società. E parliamo solo di immigrati perché i calabresi disoccupati, (spesso con il diploma) rifiutano sdegnosamente quel tipo di lavoro.

La magistratura inquirente e le forze dell’ordine fanno il loro mestiere, ma la società e cioè il governo, i partiti, i sindacati, fanno il loro? A chi si deve rivolgere l’immigrato regolarizzato per trovare lavoro saltuario? Non ci sono più uffici pubblici accessibili di collocamento, che invece risultarono molti utili contro il caporalato del dopo guerra. Ma ci domandiamo pure: chi difende i contadini, proprietari di uno, due, tre ettari di aranceto, dallo sfruttamento legale a cui sono sottoposti? Si tiene conto che molti di loro rinunciano addirittura alla raccolta?

Il prezzo delle arance pagato al produttore è 30-50 volte minore di quello che pagherà il consumatore. Così il piccolo proprietario guadagna solo se sfrutta in modo inumano l’immigrato, con 15-16 ore di lavoro giornaliero.

I politici e i sindacalisti, oltre a congratularsi con la magistratura, che coordina bene le forze dell’ordine, invece di litigare in merito al ruolo assunto dal Ministro dell’Interno, devono impegnarsi piuttosto per creare le condizioni economiche e di legalità tali da prevenire questa omertosa delinquenza.

Tutti sanno in Calabria che la vera ndrangheta non si occupa più degli spiccioli del capolarato ma punta sugli appalti pubblici e sul commercio nazionale e internazionale di droga e del suo grandissimo business.

La celebrazione nazionale a Rosarno del primo maggio è molto “bella” ma guai se va a cercare la pagliuzza e non vede la trave.



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